Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/275

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rar elli; lo invidioso non mira che dica più verità che bugia: attende pur di far danno e toller la fama del prossimo suo, tutto di vedete che gli è così. E se V uomo è in stato di signoria, non si cura di tenere all* uomo giustizia se non secondo il suo proprio piacere, o a piacere delle creature, contaminando la giustizia e rivendendo la carne del prossimo suo, perchè il cuore suo è privato della carità. Hallo sì stretto il proprio amore, che non vi cape nè Dio, nè il prossimo per giustizia santa, nè cerca di sovvenirlo nella sua necessità; e non tanto che egli il sovvenga, ma elli li tolle il suo in molti modi, se~ condo che gli occorrono i casi con molti guadagni illeciti; de’ quali gli converrà rendere ragione nell’ultima estremità della morte. La lingua sua, che è fatta per render gloFia e loda al nome di Dio, e per confessare i peccati, ed in salute del prossimo, elli 1’ esercita in bestemmiare, in giurare e spergiurare, ed in giudicare, e non tanto che bestemmi e dica male delle creature, ma elli pone bocca a Dio ed a* santi suoi nè più nè meno, come se lo avesse fatto co’ piei; e voi vedete bene che gli è la verità, e non ci è quasi piccolo, nè grande che di questo vizio non s’abbi fatto consuetudine per lo difetto di chi ha a tenere la giustizia che non la fa secondo che vuole la ragione; ma Dio dimostra, che questi e li altri difetti li dispiacciono, facendone un poco di giustizia con flagelli e discipline sue, che noi tutto dì aviamo e giustamente il fa, benché elli ci le dà con grande misericordia.

Sì che questi sono frutti che produce 1 uomo ingrato, questi sono i segni suoi, che manifestano la sua scognoscenzia.

II.

Tutto il contrario dimostra l’uomo che è grato e cognoscente al suo Creatore: elli li dà giustizia, rendendoli quello che è suo, cioè la gloria e loda che debba essere di Dio dii li dà amandolo sopra ogni cosa, ed il prossimo come sè medesimo, ragguardando la umiltà di Dio ha mozzo le corna delia superbia,