Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/93

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a gustare l’arra a questo modo, che 1* anima comincia a essare affamata del cibo e dell’ onore di Dio e della salute dell’anime, come ella ha fame, cosisene pasce, cioè, che 1’ anima si notrica della carità del prossimo, del quale ha fame e desiderio; quello è uno cibo, che notricandosene, non se ne sazia mai. E insaziabile, e però rimane la continua fame; siccome l’arra è uno comincio di sicurtà che si dà all’uomo, per la quale aspetta di ricevare il pagamento, non che l’arra sia perfetta in sè, ma per fede dà certezza di giognere al compimento; cosi l’anima innamorata di Cristo, che già ha ricevuta.arra in questa vita della carità di Dio e del prossimo in sè medesima, non è perfetta, ma aspetta la perfezione della vita immortale.

Dico che non è perfetta questa arra, cioè, che 1’ anima che la gusta non ha ancora la perfezione che non senta le pene in sè ed in altrui: in sè per l’offesa che fa a Dio per la legge perversa che è legata nelle membra nostre; ed in altrui per l’offesa del prossimo!

è bene perfetto a grazia, ma non a quella perfezione de’ santi che sono in vita eterna, come detto è; perocché i desiderj loro sono senza pena, ed i nostri sono con pena. Sai come sfa il vero servo di Dio che si notrica alla mensa del santo desiderio? Sta beato e doloroso, come stava il Figliuolo di Dio in sul legno della santissima croce, perocché la carne di Cristo era dolorosa e tormentata, e 1’ anima era beata per l anione della natura divrna: così noi dobbiamo essare beati per l’unione del desiderio nostro in Dio, ed essare vestiti della sua dolce volontà; e dolorosi per la compassione del prossimo e per tollare a noi delizie e consolazioni sensuali, affliggendo la propria sensualità.

Ma attende, figlinola e suora carissima: io ho parlato a te ed a me in generale, ma ora parlarò a te ed a me in particulare.

II. Io voglio che due cose singolari facciamo, acciocché l’ignoranza non c’ impedisca la nostra perfeS.

Caterina. Opere. T. VI. 7