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Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/61

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lesbia.

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menti, cerca di riempire in modo alcuno il vuoto terribile della sua vita? La legge Oppia alza la sua voce abborrita; il vecchio Catone sbraita per le piazze; aggiunge al divieto l’insulto. Date frenos impotenti naturæ et indomito animali!1 Non soltanto si opprime la donna, ma sì dispregia: imbecillitas mulierum, majestas virorum! sono espressioni consacrate nel dritto. Il disprezzo è il più crudele coltello, con cui si possa ferire una donna. Opprimetela quanto volete: sopporterà: la sofferenza è la gran virtù della donna; sofferendo ella vince. Deridetela, se vi riesce; vi salterà alla gola come una tigre. Il cuore della donna ha sempre una speranza che le sorride, una memoria che la consola, una fede che la rassecura, un entusiasmo che la solleva. Alimentate questi fiori gentili dell’anima sua, e ne farete un angelo; agghiacciateli col soffio del vostro disprezzo, e ne farete un demonio. Educate ed istruite la donna, ed avrete la più buona, la più docile, la più devota compagna della vostra vita; abbandonatela al pregiudizio e all’ignoranza, ed avrete una schiava permalosa e ribelle.

L’educazione e l’istruzione soltanto potranno rialzare la dignità della donna romana, barbaramente calpestata dalla legge. Ma quale era l’educazione e l’istruzione ch’essa avea ricevuta?


II.


In Roma, come in Sparta, l’educazione avea questo di singolare, che non era rivolta a svolgere e modificare gli affetti naturali del cuore, ma invece a con-

  1. Tito Livio, lib. XXXIV, 2.