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26 III. — SISTEMA PLANETARIO O SISTEMA DEL SOLE.

lungamento della linea che unisce i centri del Sole e di Giove, cadono nel cono d’ombra proiettato da questo, restano per qualche tempo privi della luce che ad essi invia il Sole e si eclissano, ogni qualvolta vengono a porsi fra il Sole e Giove sulla linea che ne unisce i centri, intercettano essi stessi i raggi solari ed eclissano il Sole ad una plaga determinata del loro pianeta.

Ogni rivoluzione di satellite, qualche eccezione fatta pel quarto, apporta quindi a Giove un’eclissi solare ed una lunare, eclissi in massima parte totali. Delle eclissi solari prodotte su Giove dai satelliti suoi, noi ci accorgiamo in quanto vediamo le ombre proiettate da questi passare sul disco del pianeta; le ombre dei tre primi satelliti sono dischetti distinti, intensamente neri, che saltano tosto all’occhio; l’ombra del quarto è meno oscura, quasi diffusa e riesce difficile ad osservarsi (tav. XVIII). Questo color nero delle ombre proiettate dai satelliti prova ancora una volta che su Giove, là dove non arriva raggio di Sole, noi non vediamo luce alcuna, che Giove non ha luce propria e brilla solo per luce solare riflessa.

14. Al di là di Giove, e, fin verso la fine del secolo scorso, ai confini del Sistema solare si muove Saturno, il gran padre antico della Mitologia. La sua luce è tranquilla e bianca, il suo splendore è pari a quello delle stelle di prima grandezza, ma non raggiunge mai nè quello di Giove, nè quello di Venere; pegli astrologi fu l’astro della melanconia e della sventura.

Saturno ha forma ovale, e ruota rapidissimamente intorno a sè, compiendo in circa 10 ore (10h 29m 17s) una rotazione; si rivolge attorno al Sole in una ellissi poco eccentrica, e a compiere una rivoluzione impiega più che 29 anni (29a 166g 5h,3); ora più ora meno si allontana dalla Terra e prende da essa tutte le distanze comprese fra 1196 e 1654 milioni di chilometri; il suo diametro apparente oscilla fra i 21 e i 15 secondi d’arco; il suo diametro reale è 10 volte circa quello della Terra; fra i pianeti la grandezza sua è superata appena da quella di Giove.

La superficie di Saturno presenta fascie analoghe a quelle di Giove, di queste anzi più larghe (tavola XIX), sebbene più difficili ad essere osservate, e pel loro pallore meno risaltanti sul fondo del pianeta. Lo spettro luminoso di Saturno coincide perfettamente con quello di Giove, e questa corrispondenza delle apparenze superficiali e degli spettri porta a pensare che Saturno pure ha un’atmosfera assai densa, e che la sua massa è forse dessa pure in tutto od in massima parte allo stato di fluidità.

15. In giro a Saturno si libra un anello concentrico al pianeta, situato quasi nel prolungamento del piano dell’equatore di questo, largo e sottile, ossia esteso nel verso della retta che, a partire dal centro del pianeta, nel piano dell’equatore e dell’anello, va verso la periferia di questo, assai esile nel verso perpendicolare a questa retta (tav. XIX).

A partire dal centro del pianeta, su una retta che

passi per esso e che sia contenuta nel piano dell’anello, si contano 59540 chilometri per arrivare alla superficie di Saturno; se ne contano 31760 per andare da questa al contorno interno dell’anello, 47820 per arrivare dal contorno interno dell’anello al suo contorno esterno.

Questo grande anello luminoso risulta di due anelli concentrici (tav. XIX), l’uno interno (anello B) largo 28360 chilometri, l’altro esterno (anello A) largo 16230 chilometri, separati da una zona oscura (divisione di Cassini) larga essa stessa 3230 chilometri, e che appare (tav. XIX) come un anello sottile, oscuro, frapposto ai due anelli luminosi A e B.

L’anello esterno A è esso stesso diviso da una zona pallida, di debole luce (divisione di Encke) in due altri concentrici e di ineguale larghezza (tavola XIX), e, secondo alcuni, altre tre zone oscure e concentriche lo interrompono nel verso della sua larghezza.

Fra l’anello B e la superficie del pianeta, ad una distanza da questa di 15600 chilometri, esiste un altro anello largo 14075 chilometri, concentrico a quelli finora descritti, chiuso da questi, ma interamente oscuro, e visibile per l’ombra che esso proietta sul corpo del pianeta diversa assai da quella proiettata dagli anelli luminosi.

L’anello di Saturno non giace nel piano dell’eclittica nel quale trovasi sempre la Terra; esso è inclinato rispetto a questo piano, e per una parte si innalza, per l’altra si abbassa sott’esso. Muovendosi la Terra e muovendosi Saturno noi vediamo l’anello, che nelle diverse posizioni dello spazio si mantiene sempre parallelo a sè stesso, ora secondo il suo fianco sottile, ora obliquamente secondo la sua maggior dimensione. Nel primo caso ci appare come una striscia esile che attraversa il pianeta e che prolungasi dalle due parti di esso (tav. XIX fig. di mezzo), nel secondo così come lo mostrano le figure in alto e in basso della tavola XIX.

Il mirabile insieme degli anelli di Saturno vedesi soltanto con forti cannocchiali. In esso più volte furono osservate mutazioni notevoli, apparenze nuove, non vedute prima, non rivedute poi. Questa mutabilità è in accordo colle teorie meglio accettate intorno alla costituzione sua. Secondo le medesime, gli anelli di Saturno non possono essere solidi e continui, e, questo ritenuto per fermo e dimostrato, pensano alcuni che essi sieno semplici aggregati di materia discontinua, quasi sciami di corpuscoli staccati che si aggirano attorno al pianeta, pensano altri che essi sieno invece masse fluide vischiose, l’oscuro eccettuato che potrebbe anche essere gaseiforme.

16. Al di là dell’anello gravitano ancora attorno a Saturno, come a centro, otto satelliti, dei quali uno fu scoperto già nel 1665, quattro lo furono fra il 1671 ed il 1684, due nel 1789, uno nel 1848. Splendono debolmente; ad essere visti, richiedono cannocchiali di qualche forza, anzi alcuni sono oggetti difficili anche pei cannocchiali più forti. Il quadro