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III. — SISTEMA PLANETARIO O SISTEMA DEL SOLE. 25
unite, produrre una massa equivalente al più ad un quarto della massa terrestre. È questo un limite massimo cui esse non potrebbero oltrepassare, senza produrre perturbazioni nel Sistema del Sole, che non sfuggirebbero certo alla precisione delle osservazioni odierne. Ora le dimensioni dei piccoli pianeti sono minime; il maggiore fra essi ha un diametro di 512 chilometri appena, e da questo diametro massimo si discende giù fino a planetoidi che hanno diametri di 22 e di 15 chilometri. I volumi dei piccoli pianeti ora noti fanno, insieme uniti, un volume che di poco supera la quattromillesima parte del volume della Terra; si hanno argomenti per pensare che le densità dei planetoidi sono minori della densità terrestre; i nostri 293 piccoli pianeti sono quindi colle loro masse ben lontani da quel quarto della massa terrestre che ne segna il limite massimo.

Tutto porta a pensare con fondamento che molti e molti piccoli pianeti ancora ignoti percorrono la plaga dello spazio interplanetario che si estende da Marte a Giove, che la zona dei planetoidi costituisce nel Sistema solare una riserva abbondante di materia tuttora ignota, e che l’êra delle scoperte in questa zona non è ancora chiusa.

12. Giove ha grande splendore, ed una luce giallognola caratteristica; il suo diametro apparente misura nell’opposizione 51 secondi d’arco, nella congiunzione 31; non è sferico, ma sensibilmente ovale; ruota rapidamente intorno a sè medesimo, e nello stesso tempo si rivolge attorno al Sole percorrendo una ellissi poco eccentrica; compie una rotazione in meno di 10 ore, una rivoluzione in 12 anni circa (11a 314g 20h 2m 8s); durante una rivoluzione prende distanze diversissime dalla Terra, comprese fra 591 e 965 milioni di chilometri; il suo diametro equatoriale è 12 volte quello della Terra; dopo il Sole esso tiene nel Sistema solare il primo posto; è il più grande dei pianeti, ed è ben degno del nome potente che l’antichità gli diede.

Sulla superficie di Giove, e lunghesso il suo equatore, una striscia luminosa, come una fascia non interrotta, circonda il corpo del pianeta. Ai lati di essa, altre striscie meno lucenti, pure parallele all’equatore fasciano il pianeta; più oltre verso nord e verso sud, su ciascuno degli emisferi, ed anche fin verso i poli, altre e molte striscie appaiono, tutte però più strette e pallide delle equatoriali, tutte limitate ad un breve tratto di superficie, talune anzi bruscamente rotte e terminate.

La fascia equatoriale, pur variando nei dettagli, conserva talora per qualche tempo lo stesso aspetto generale (tav. XVIII, 2 e 28 febbraio 1872); da epoca ad epoca cambia intieramente e colore e struttura (tav. XVIII, anni 1870-72-73); a lunghi intervalli riprende gli stessi colori ed aspetti analoghi (tav. XVIII, febbraio 1872, settembre 1880-81). Le fascie minori mutano continuamente e forma, e colore, e splendore. Eccezionalmente appaiono su Giove macchie singolari, con caratteri diversi da tutto ciò

che le circonda. Scompaiono, si trasformano profondamente le striscie e le fascie a loro dintorno, ed esse perdurano immutabili, partecipando solo al moto generale di rotazione del pianeta. Tale fu la macchia ovale, intensamente rossa, che apparve a fianco della fascia equatoriale nel 1879, che perdurò parecchi anni, e che a poco a poco impallidì fino a scomparire nel 1883 (tav. XVIII, 16 settembre 1880, 14 settembre 1881). Queste macchie temporariamente permanenti escluse, le variazioni sono incessanti sul disco di Giove; movimenti e mutazioni di luogo, variazioni di forma, di colore, di splendore.

Probabilmente Giove è in tutto od in massima parte ancor fluido; la sua massa fluida e di grande densità è, come quella del Sole, in preda a sconvolgimenti continui, e Giove, quanto allo stato e modo di essere della sua materia, è profondamente diverso dalla Terra, da Marte, da Venere, da Mercurio. Le righe numerose dello spettro di Giove coincidono in gran parte con quelle del Sole; una sola riga oscura nella parte rossa dello spettro è in esso speciale e caratteristica. Giove splende quindi per luce solare riflessa, e la massa gasosa, ond’esso in tutto o in massima parte risulta, esercita sui raggi del Sole un’efficace azione assorbente.

13. Giove ha quattro satelliti, quattro lune che si aggirano intorno ad esso come a loro centro di gravitazione, e che segnano la prima scoperta astronomica fatta con cannocchiali. Fu Galileo che primo li vide, che primo ne seguì il corso (1610), che primo insegnò all’Europa maravigliata il grande vantaggio che poteva trarsene per la navigazione. Furono trovati contemporaneamente, ed appaiono in cielo splendenti come stelle di sesta grandezza; nelle nostre latitudini non si possono vedere ad occhio nudo, ma un piccolo cannocchiale basta a mostrarli; non furono loro dati nomi speciali, e si distinguono l’uno dall’altro cogli appellativi affatto aritmetici di primo, secondo, terzo, e quarto; il seguente quadro numerico dà per ciascuno di essi la distanza dal centro di Giove espressa in raggi equatoriali di questo, la durata della rivoluzione intorno a Giove espressa in giorni, ore, minuti e secondi, il diametro espresso in chilometri.

Satellite Distanza Iovicentrica Durata della rivoluzione Diametro
r g h m s km
I 5,94 1 18 27 33 3814
II 9,46 3 13 13 42 3413
III 15,03 7 3 42 33 5580
IV 26,54 16 16 32 11 4771
I quattro satelliti di Giove hanno tutti un diametro maggiore di quello della Luna; si muovono in orbite pochissimo inclinate rispetto all’equatore del proprio pianeta, e appaiono per conseguenza quasi sempre sopra una stessa linea retta e sul prolungamento della gran fascia equatoriale di Giove; si muovono in orbite pochissimo inclinate sull’orbita di Giove, e, ogniqualvolta vengono a passare sul pro-
G. Celoria, Atlante Astronomico. 4