Pagina:Cena - Homo.djvu/62

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Schiava.

Quando lo sposo, caro a’ suoi, la tenne,
ella aspettava con dolce sgomento.
Ma il mistero dei corpi àpresi lento...
E in braccia ignote senza gioia svenne.

E ignora. Addio felicità ventenne
del cuor, dei sensi, addio! Forse un momento
palpiterà sotto uno sguardo intento,
perchè più pesi il suo dolor perenne.

E la vil tirannia! Le membra attorte,
premute, vïolate e l’infinita
nausea che l’empie nelle notti orrende!

Ciò la natura ignora, nè sospende
l’opera sua... Che sei, piccola vita
plasmata d’odio e di pensier di morte?


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