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prefazione. | xv |
Sennonchè il Trattato di Cennino contiene alcuni capitoli, per i quali è maggiormente conosciuto il suo libro, e che meritano la nostra speciale considerazione. Un breve esame dei capitoli dall’lxxxix al xcv; nei quali taluni veggono dichiarata espressamente la pittura a olio, mentre per altri questo trovato si crede anteriore d’assai al Cennini; è richiesto dal soggetto stesso, nè è senza qualche importanza al caso nostro.
Nel capitolo lxxxix l’autore dice con brevissime parole di volere insegnare il modo di lavorare a olio, in muro in tavola, in ferro; e facendosi dal dipingere in muro, insegna che se ne abbia a preparare lo smalto, come quando si lavora in fresco. Disegnata la storia, vuole che vi si dia sopra una volta con uovo sbattuto nel latte di fico e stemperato con acqua. Viene quindi a dare la ricetta per fare l’olio di linseme, e il modo di cuocerlo; proponendo il fuoco per quello da mordente, ch’è mescolato con vernice liquida e chiara; mentre quello che s’adopera per colorire a tempera, vuole che sia cotto al sole (cap. xci e xcii). Dopo ciò, macinati e rimescolati che sono i colori con quest’olio, invece che con acqua, avverte che si pongano in vasellini di piombo o di stagno, per mantenerli freschi.
Poche parole, dopo il tanto che n’è stato detto e scritto, basteranno su questo soggetto della pittura a olio.
Il cercare chi fosse l’inventore di questo metodo di pittura è oggi da reputarsi disquisizione vana e quasi oziosa, imperciocchè fin da Plinio sappiamo, essere stato l’olio, comechessia, un ingrediente della pittura. E dell’olio di linseme usato in quest’arte, e come di pratica antica, parlano i monaci Eraclio e Teofilo e il nostro Cennino medesi-