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74 delle speranze d’italia

in mancanza di quella aveva giovato la parte nazionale. Or, mancando questa, mancò tutto; la virtù, l’ambizione stessa, l’ispirazione nazionale. E questa è la causa, dell’essersi fermato il progresso delle lettere, e dell’armi nel Quattrocento. Nate le lettere, sempre continuano ad essere letterati; nate le milizie, condottieri, uffiziali. Ma quando manca l’ispirazione i letterali non si fanno autori, i condottieri non capitani. Che se poi nel Cinquecento si rividero autori ma non capitani italiani, egli è che a rifar quelli bastano talora le speranze, ma a questi è necessaria la realità della nazionalità e dell’indipendenza; e che a questa riacquistare la misera Italia mancò intanto una delle più belle occasioni, che le sieno mai state apparecchiate dalla benigna Provvidenza. — Era il tempo che cresceva con ammirabile intelligenza degli interessi proprii e di tutti i germanici la casa d’Absburgo, la gran casa d’Austria. Fin dal nascere, fin dal suo grandissimo fondatore Rodolfo, ella s’era scostata dalle vane ambizioni italiche degli antichi imperadori Sassoni, Franconi e Svevi; aveva inventata, proseguita, ampliata, satisfatta una nuova ambizione nazionale germanica. E quindi se ci si conceda una volta dir grandi i principi non in ragione di ciò che ambirono ma di ciò che fondarono, grandi noi diremo questi, che posero le fondamenta