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capo settimo 95

principati italiani dallo spauracchio del falso Imperio Romano, è pure un gran chè, un gran progresso. I principati italiani, non sono abbastanza, non intieramente indipendenti in fatto; ma egli è pure un gran chè l’essere diventati tali in diritto incontrastato. Il diritto può ricondurre al fatto; e tanto più nelle presenti condizioni di civiltà, di Cristianità. Non solamente non sarebbero più tollerate le usurpazioni materiali della potenza straniera sulle italiane; ma nemmeno le prepotenze morali, le intrusioni gravi, scandalose, patenti. Non solamente sono guarentite dall’intiera Cristianità e fanno parte del diritto pubblico europeo le indipendenze de’ principati Italiani; ma sono desiderate da quasi tutti, sono riconosciute di diritto quasi naturale le indipendenze d’ogni grande ed antica nazione cristiana. Si tende a fare entrar tutte queste nella gran repubblica, nel grande Stato degli Stati; s’intende ciò essere interesse, ciò forza, ciò felicità universale. — Ed aiutati o spinti così, dall’universale opinione, i Principi italiani han pure ricominciato a progredire da sè. Qual più, qual meno, ma quasi tutti. Hanno ordinati eserciti quali non furon mai in Italia. Han rinnovate leggi accostandole ai tempi; e le hanno ordinate in codici, progresso immenso per sè. E se s’accingono lenti a secondar i progressi della marineria, delle com-