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Pagina:Chi l'ha detto.djvu/250

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218 Chi l’ha detto? [686-688]







§ 38.



Gratitudine, ingratitudine





È merce così rara e così poco nota la gratitudine ch’io non ho trovato nessuna sentenza popolare che ne facesse menzione. Proprio come se non esistesse! Invece ho una eccellente definizione dell’ingratitudine:

686.   L’ingratitude est l’indépendance du cœur.1

uno dei molti motti felici di un milionario di spirito, Nestore Roqueplan, il quale, quando era direttore dell’Opéra di Parigi, lo scrisse sull’album del signor Filosseno Boyer, assieme ad altri due che meritano ugualmente di non essere dimenticati: Qui oblige s’oblige.Un service n’oblige que celui qui le rend. Ludovico Halévy, che racconta il fatto nell’Intermédiaire des chercheurs et curieux del 1865, gli assegna la data approssimativa del 1840.

Ecco dei versi che rimbrottano una delle forme più comuni dell’ingratitudine:

687.   Rinfacciare il peccato
Altrui mai non conviene;
Ma rinfacciarlo a chi ti fa del bene,
È da solenne ingrato.

ch’è la morale della bella favola Il Pellegrino e il Platano di Luigi Fiacchi detto il Clasio.

La storia ci conserva diverse frasi di uomini che ebbero a provare la ingratitudine umana, fra le altre l’

688.   Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes.2


  1. 686.   L’ingratitudine è l’indipendenza del cuore.
  2. 688.   Ingrata patria, non avrai nemmeno le mie ossa.