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304 Chi l’ha detto? [958-959]


958.                                 Cantoma,
                              Crioma,
          Ciuciand a la douja,
          Aussand el goblot,
          Eviva Gianduja
          E i so Giandujot.1

Gianduia, la maschera caratteristica torinese, è una trasformazione di Girolamo, la vecchia maschera dei burattini, tipo di villico dalla figura ridanciana, latino di mano e rozzo di modi, però cordiale in fondo e galantuomo, che sullo scorcio del secolo xviii sarebbe stato ribattezzato, per ragioni di opportunità, col nomignolo di Gióan dla dója, Giovanni dall’orciuolo (A. Viriglio, Torino e i Torinesi, Torino, 1898, pag. 154). Tale trasformazione sarebbe avvenuta secondo altri precisamente nei primissimi anni del sec. xix a Genova dove i burattinai piemontesi Giambattista Sales e Gioacchino Belloni agivan con le loro marionette al teatro delle Vigne, ma non poterono produrre la popolarissima maschera di Girolamo se non alla condizione, imposta dal soprintendente alla polizia del teatro, che le fosse cambiato il nome perchè uguale a quello del Doge d’allora (1802-5), il march. Girolamo Durazzo! E così Girolamo diventò Giovanni, Gioan dia dója.

Sotto gli auspici del simpatico Gianduja siamo dunque scesi a Genova, i cui laboriosi figli non meritano più oggi l’acerbo rimbrotto del fiero Ghibellino:

959.   Ahi, Genovesi, uomini diversi
     D’ogni costume e pien d’ogni magagna,
     Perchè non siete voi del mondo spersi?

(Dante, Inferno, c. XXXIII. v. 151-153).

Ai genovesi come in generale ai liguri si applica l’emistichio virgiliano


  1. 958.   Cantiamo, gridiamo, bevendo al boccale, alzando il bicchiere: Evviva Gianduia e i suoi Gianduiotti.