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Pagina:Chi l'ha detto.djvu/356

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324 Chi l’ha detto? [1003-1006]


prossimo, «ma a far sì che essa abbia questa precisa significazione di concordia, di energia, di unità nazionale», togliendole dunque ogni carattere anticlericale che non avrebbe ragion d’essere, poichè, egli concludeva, «vano e miserabile fu il sogno di coloro che credevano di potere offendere e schiacciare l’Idea religiosa attraverso la

1003.   Povera breccia di un piccolo muro.

perchè essi stessi possono ora con gli occhi smarriti constatare che oggi, più che cinquant’anni fa, l’Idea religiosa è più alta e più potente di prima, più forte e più vittorioso il Papato!». La frase rimase famosa: e il discorso suscitò lunghi commenti, sforzandosi ogni partito di interpretarlo secondo le proprie idee. Il discorso stesso fu integralmente riportato dal Corriere d’Italia del 23 marzo 1919, dalla Conquista del 2 marzo e dalla Civiltà Cattolica, nel quad. 1650 del 15 marzo 1919 (pag. 514) entro un articolo editoriale intitolato Una questione internazionale al Consiglio Comunale di Roma, scritto come s’immagina, in senso sfavorevole al giovane deputato, ma che è opportuno di leggere per la storia della polemica. Il testo della Civiltà Cattolica presenta delle varianti.

Scendiamo ancora nello Stivale italico, salutiamo l’

1004.   Abruzzo forte e gentile.

come si sogliono chiamare le tre provincie d’Abruzzo dopo che Primo Levi, direttore della Riforma, pubblicò con lo pseudonimo di Primo un volume di bozzetti intitolato appunto Abruzzo forte e gentile, impressioni d’occhio e di cuore (Roma, 1882), e giungiamo in riva al Tirreno nella incantevole Partenope, alle falde dello

1005.   Sterminator Vesevo.

(G. Leopardi, La Ginestra, ode).

che è, come tutti capiscono, il monte Vesuvio; e non lasceremo la città affascinatrice, e con lei la penisola, senza salutarla con le parole:

1006.   Addio mia bella Napoli.

che sono il titolo e il principio di una canzone popolare napoletana, d’ignoto autore, ridotta da Teodoro Cottrau per la raccolta