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330 Chi l’ha detto? [1018]


duca Alessandro genero di Sua Maestà cacciato dalla patria, ora esser libero d’ogni passione (ved. pure Versi e prose di Luigi Alamanni, per cura di Pietro Raffaelli, vol. I, Firenze, 1859, pag. xxviii). Ma l’Alamanni nell’egloga Admeto Secondo disse veramente:

                         ....l’uccel di Giove
          Che per più divorar due bocche porta.

Potrà non essere senza interesse di sapere che le origini della figura araldica dell’aquila bicipite risalgono ben avanti nella notte dei tempi. Il to. I, fasc. I (1894) della Fondation Eugène Piot, Monuments et mémoires, contiene una memoria di Heuzey, Armoiries chaldéennes de Sirpourla, che descrive un bassorilievo di Tello il quale contiene la figura di un’aquila leontocefala, con gli artigli posati sulla schiena di due leoni addossati, e in cui l’autore vuol vedere lo stemma di Sirpourla. Il monumento che risalirebbe ai tempi del re Entemina, cioè al xl° secolo av. Cr., sembra essere il prototipo dell’aquila bicefala di Pteria (Cappadocia) che passò poi nella iconografia dei Bizantini e degli Arabi, e finalmente nel blasone degli imperatori germanici.

Il crollo dell’impero austriaco in seguito alla nostra grande vittoria dell’ottobre 1918 ha tolto ogni interesse, che non sia una semplice curiosità retrospettiva, alle molte frasi che all’Austria stessa si riferiscono. Alcune tuttavia non possono essere dimenticate, come il famoso distico attribuito a torto a Mattia Corvino Hunyadi, re d’Ungheria (1443-1490):

1018.   Bella gerant alii! tu, felix Austria, nube!
     Nam quae Mars alijs, dat tibi regna Venus!1

alludendo ai molti fortunati matrimoni con i quali i principi d’Absburgo e più specialmente l’Imperatore Massimiliano I, seppero avvedutamente ampliare di nuovi territori ricchissimi i loro possedimenti. Tóth Béla nel suo volume Szájrul száira (Buda-


  1. 1018.   Lascia che le guerre le facciano gli altri, tu, felice Austria, va’ a nozze, che Venere ti dona quei regni che gli altri conquistano per la mano di Marte.