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466 Chi l’ha detto? [1383-1384]

gioventù di Rousseau, quando cioè la bella arciduchessa austriaca non era ancora nata. Infatti Rousseau nelle Confessions (part. I, liv. VI) parlando di quando era istitutore in casa de Mably (1740) dice: «Je me rappelai le pis-aller d’une grande princesse à qui l’on disoit que les paysans n’avoient pas de pain et qui répondit, Qu’ils mangent de la brioche.» Qualcuno, invece di Maria Antonietta, ha fatto altri nomi, per esempio quello di Vittoria, figlia di Luigi XV e zia di Luigi XVI: «Di quest’ultima che era buona, ma non intelligente, è in realtà una famosa risposta attribuita a Maria Antonietta. Qualcuno raccontava come il popolo mancasse di pane; stupita, la principessa chiese con ingenuità se quei poveretti non avrebbero potuto adattarsi a mangiare la crosta dei pasticci di carne. Era un cibo che essa non poteva soffrire: ma in esilio a Roma, ridotta in istrettezze, anche la principessa doveva ormai sapere che chi manca di pane, non può avere molti pasticci di carne. Di questa stupidità è stata fatta una cattiveria sdegnosa e falsa: qu’ils mangent des brioches!» (Marinska, Luigi XVII, ne La Cultura Moderna — Natura ed Arte, anno XXIII, fasc. 16, del 15 luglio 1914, pag. 248). Ma anche quest’attribuzione deve dirsi priva di fondamento dopo ciò che ho detto delle origini tradizionalmente assai più antiche della disgraziata frase. Anche di Giuseppe Foulon, intendente generale dell’esercito nel 1789, assassinato dopo la presa della Bastiglia, si narra, non so con quanta esattezza, che avrebbe detto, quando il popolo francese sembrava minacciato dalla carestia: «Si cette canaille n’a pas de pain, elle mangera du foin.»

Attorno ai sovrani si trovano le corti, quelle corti di cui il Tasso disse:

1383.   Vidi e conobbi pur l’inique Corti.

(Gerusalemme liberata, c. VII, ott. 12).

È il vecchio pastore che così parla ad Erminia smarrita nella Parrebbe infatti che là un tempo si dessero ritrovo tutte le tristi passioni dell’umanità: se ciò sia vero anche oggi io non so, è certo tuttavia che se il principe è malvagio, chi lo circonda e più malvagio ancora:

1384.   A re malvagio, consiglier peggiore.

(Tasso, Gerusalemme liberata, c. II. ott. 2).