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[1835] Le frasi storiche della Grande Guerra 623


raccolta di Proverbi romaneschi (Roma, Perino, 1886). Non sdegnò di valersene Gabriele d’Annunzio il quale in uno dei molti suoi concitati proclami intitolato Il Sacco di Fiume, con la data degli 11 gennaio 1920, dice: «Me ne frego è scritto nel centro del gagliardetto azzurro che l’altra notte consegnai ai serventi delle mie mitragliatrici blindate, tra i pinastri selvaggi della collina, al lume delle torce e delle stelle, mentre la piccola schiera dei volontari dalmati cantava il vecchio canto del Quarantotto, grande come il tuono dell’organo nelle navate di Sebenico o di Spalato. Il motto è crudo. Ma a Fiume la mia gente non ha paura di nulla, neppure delle parole».

Ci fu chi raccolse la frase sboccata e la ricambiò al condottiero e fu il generale Enrico Caviglia che aveva il comando in capo delle truppe della Venezia Giulia. Quando accadde l’increscioso incidente del generale Nigra catturato dai soldati fiumani (26 gennaio 1920), il Caviglia emanò un ordine del giorno alle truppe con la data di Trieste, 31 gennaio 1920, scritto con quel suo stile singolare, di soldato e di ligure: «Vi sono delle circostanze nelle quali bisogna avere pazienza, e questa è una di quelle: Voi lo capite. Certo sarebbe molto comodo per me dire usando il linguaggio per altri divenuto abituale: “Io me ne frego, io mi chiamo Caviglia” e pestare sodo. Ma ora bisogna avere pazienza. La pazienza è una virtù difficile da acquistarsi; ma noi soldati l’abbiamo imparata sin dall’infanzia per le dure necessità della vita e l’abbiamo esercitata nelle nostre vecchie trincee durante la lunga guerra da noi vinta. Voi sapete che parlo poco, ma che mantengo le promesse: ebbene, metteremo a posto tutto».

Questa è la prima volta, e me ne duole, che viene fatto in queste pagine il nome di Enrico Caviglia, il valoroso generale della Bainsizza e della Sernaglia, alla cui geniale manovra è dovuto in gran parte il trionfo di Vittorio Veneto (si veda l’opuscolo polemico del Caviglia medesimo. Vittorio Veneto, Milano «L’Eroica», 1920): assai più spesso avrei voluto farlo. «Se fossero riuniti - non so siano ancora - (scrive il prof. Ermenegildo Pistelli in un articolo dedicato al Caviglia nel Marzocco del 7 novembre 1920) questi Bollettini, Proclami, Ordini del giorno, Istruzioni, che Caviglia diresse alle sue truppe, quando comandò l’Ottava Armata, e trovassero lettori attenti, forte chi parla con aria di compatimento