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650 Chi l’ha detto [1860]

dal febbraio al novembre 1918, l’Astico, che fra tutti i giornali dei combattenti, nati dopo Caporetto per ispirazione degli alti Comandi, sovrasta tutti gli altri per elevatezza morale e rappresenta un tentativo felice di educare i soldati a nobili sentimenti civili. Fra le varie iniziative prese da barba Piero — tale era l’affettuoso pseudonimo dello Jahier — è da segnalarsi una raccolta di canti di soldati, in tutti i dialetti, pubblicati in piccola parte sul giornale, e poi raccolti in numero assai maggiore in un volumetto che ebbe due edizioni. La prima, uscita nell’agosto, ha il seguente titolo: Canti di soldato, raccolti da barba Piero pubblicati da L’Astico giornale delle trincee (Zona di fuoco, tip. de l’Astico, Estate 1918) ed è preceduta da una «spiegazione» che non può leggersi senza un senso di commozione e un’epigrafe che commenta le ragioni della pubblicazione: «Questa raccolta non è dedicata ai soldati che si fabbricano una chitarra colle latte da petrolio o un violino colle casse da aranci nè ai mitraglieri che cantano colle mitraglie a spalla ma al fante più scalcinato e ammutolito nella trincea più battuta e gli porta il buon consiglio che un fante compagno aveva graffiato nella parete di una dolina: Canta che ti passa».

Chi non conosce quella sciocchezzola petrolinesca, non senza arguzia:

1860.   I casi sono due.

Circolò al fronte in copie manoscritte o dattilografate fra il marzo e l’aprile del 1917: ma la prima volta che la vidi a stampa fu in un giornale italiano.... della Nuova Orleans, L’Italo-Americano! Evidentemente era stata mandata per lettera da un «americano» al fronte, cioè da uno dei nostri emigranti tornati in patria per la guerra. Qualche tempo dopo la rilessi nell’Asino di Roma, che la dava come una novità: e finalmente si diffuse con le cartoline, forma caratteristica di divulgazione assunta in questa guerra dalla letteratura popolare: sul quale argomento mi permetto di rimandare a uno scritto su Le Cartoline illustrate di guerra, comparso in due numeri del periodico milanese Il Risorgimento Grafico (fasc. di luglio e agosto 1920), dove io vado pubblicando una serie di articoli sulle Curiosità bibliografiche della Guerra.

Ma tornando ai Casi che sono due, di chi è? Ne ho veduta una copia dattilografata con la firma e la data: Giorgio Zan-