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[2222-2223] | Sfarfalloni | 797 |
sentenza di Felissin nella commedia L’ultim gamber del Sur Pirotta, di Edoardo Giraud (a. I. sc. 17). Ma Felissin non porta farina del suo sacco, e non fa che ripetere a modo suo la sentenza di Gaetano Filangeri che si leggeva anni fa sul frontone del Palazzo di Giustizia a Milano: Lo spavento del malvagio deve essere combinato con la sicurezza dell’innocente (sentenza estratta da La scienza della legislazione, lib. III, capo I, in principio). Tuttavia la versione ferravilliana, come succede, è la più conosciuta, almeno a Milano.
Non appartengono nè al teatro nè alla poesia le due frasi con le quali si chiude la presente raccolta. La prima è la famosa:
2222. Infelice sì ma sventurata Polonia.
della quale così si narra l’origine. Il 1° maggio 1848 una piccola rappresentanza della Legione Polacca, formatasi in Roma e colà benedetta da Pio IX, giunse festeggiatissima a Milano. Erano soli undici individui, tutti in abito borghese, alla cui testa camminava un vecchio, dallo sguardo ardente, dalla fisonomia espressiva, dalla lunga capigliatura bianca cadente sulle spalle, dalla prolissa barba non meno candida. Era il venerando Adamo Mickievicz, il grande poeta nazionale della Polonia e i suoi dieci compagni erano i rappresentanti delle più illustri famiglie polacche. Condotti a Palazzo Marino furono ricevuti dal Governo Provvisorio e dal suo presidente, il conte Gabrio Casati, podestà di Milano il quale li accolse con un discorso di saluto. Fu detto allora che al Casati sfuggisse la frase suddetta divenuta poi famosa, e la cosa passò per tradizione: bisogna però avvertire che nè nei giornali nè nelle storie del tempo e neppure nei verbali manoscritti del Governo si trovano riportate le parole testuali di lui e tanto meno la frase stupefacente, mentre i giornali davano il discorso infervorato col quale il Mickiewicz rispose.
2223. Travaso delle idee.
è il titolo, rimasto famoso, di un giornaletto che un povero matto pavese, Tito Livio Cianchettini, inventore di macchine e primo scrittore di metafisico-politica, componeva, stampava e vendeva da sè, prima a Pavia, poi a Milano, e finalmente a Roma. Ecco il