Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/133

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60 novella del cavaliere.

pietosamente: “La giovane beltà di colei che passeggia laggiú mi uccide. Se quella donna non mi concede, per pietà, di poterla almeno vedere, io sono bell’e morto.„

Palemone guardando, tutto arrabbiato, il cugino gli disse: “Arcita, ma tu dici questo davvero, oppure scherzi?„ “No, rispose Arcita, io dico davvero, in fede mia. Dio volesse che in questo momento avessi voglia di scherzare.„

Allora Palemone aggrottando le ciglia soggiunse: “Arcita, non ti farebbe onore ingannare e tradire me in questo modo; me che sono tuo cugino, e dopo il giuramento fatto solennemente da tutti e due di essere sempre come due fratelli, di lasciare piena libertà l’uno all’altro (a costo di morire, e fino al giorno ín cui la morte ci avrebbe separati) in amore e in qualunque altra circostanza; dopo che noi abbiamo giurato, anzi, che tu in ogni caso avresti aiutato me, ed io te. Questo fu il nostro giuramento, io lo ricordo bene, tu non puoi dire di no. Tu dunque ora dovresti aiutarmi col tuo consiglio: invece mancando alla tua parola