Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/180

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novella del cavaliere. 107

tutto quello che soffro, tutto l’inferno che mi tormenta il cuore. Non ha forza l’animo mio di manifestare quello che sente, ed io sono cosí confuso che la parola mi manca. Ma tu, o splendida signora, abbi compassione di me, tu che mi leggi nel pensiero, e vedi gli affanni che io soffro; considera tutto questo, e compiangi il mio dolore, ed io ti prometto che con tutte le forze mi dedicherò umilmente al tuo servizio, e farò sempre guerra alla castità. Io ti faccio questo voto, tu aiutami adunque.

Io non mi curo della gloria delle armi, né ti chiedo di concedermi domani la vittoria e l’onor del torneo. Io non cerco la vana gloria del premio conquistato con le armi perché il mio nome sia strombazzato a destra e a sinistra; ma voglio che Emilia sia mia, e voglio morire al suo servizio; trova tu il modo ch’io possa ottenere questo. Non voglio sapere se per me sia meglio riuscire vincitore su i miei avversari o che essi vincano me, purché io possa aver lei tra le braccia. Per quanto Marte sia il Dio delle armi, la tua potenza è cosí grande