Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/214

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novella del cavaliere. 141

fetta ed una, che a mano a mano allontanandosi dalla perfezione è scesa giú fino a divenire corruttibile. E perciò egli, il fattore supremo, con la sua saggia previdenza ha creato questo meraviglioso ordinamento, in modo che l’evoluzione e il progresso delle cose si deve effettuare per mezzo di successive trasformazioni, che conducono alla fine e non alla eternità. E di questo ognuno si può persuadere con gli occhi suoi. Guardate, per esempio, la quercia che dopo sí lunga vita, un bel giorno muore. Pensate che la dura selce che ogni giorno calpestiamo coi piedi quando camminiamo, a poco per volta si consuma anch’essa, sulla strada, e finisce. Cosí il vasto fiume improvvisamente si secca, e le grandi città cadono e spariscono, perché tutto, come vedete, finisce nel mondo. Lo stesso accade degli uomini e delle donne: tutti, il re come il suo paggio, devono morire dentro uno dei due limiti della vita umana, vale a dire la gioventú e la vecchiaia. Chi muore nel suo letto, chi in mezzo al mare, chi in mezzo alla vasta campagna; ma non c’è rimedio: