Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/279

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LE < OPERETTE MORALI. > 243 felicità, e non trovandola, riposano finalmente nella morte. — Anche un altro componimento di genere fantastico, lì Dialogo di Federico liuyschedelle sue mummie, tratta lo stesso argomento, un argomento caro al poeta, il quale più tardi dedicherà ad esso una delle sue poesie più commoventi. 11 gallo silvestre dice agli uomini: — Se la vita è infelice, consolatevi ; l' infelicità vostra cesserà con la morte. — Le mummie di Federico Ruysch cantano la stessa canzone: In te, morte, si posa Nostra ignuda natura : Lieta no, ma sicura Dell'antico dolor. E ragionando con lui, affermano che la morte non ò dolorosa; piuttosto, piacevole. Non andrà molto tempo, e nella fantasia del poeta la morte diventerà una bellissima fanciulla, nel cui virgineo seno egli vorrà posare, addormentandosi, il volto. Il Dialogo di Timandro e di Eleandro, col quale si chiudono le Operette morali, è, come dissi, la difesa che l'autore fa delle sue dottrine. A Timandro, che biasima la sostanza e l' intenzione degli scritti d'Elean- dro, e gli domanda che cosa lo muove a scrivere quelle brutte cose degli uomini, questi (eh' è, s'in- tende, l'autore) risponde : < L' intolleranza di ogni si- mulazione e dissimulazione: alle quali mi piego tal- volta nel parlare, ma negli scritti non mai; perchè spesso parlo per necessità, ma non sono mai costretto a scrivere ; e quando avessi a dire quel che non penso, non mi darebbe un gran sollazzo a stillarmi il cer- vello sopra le carte. > ' E in fine del dialogo soggiunge : < Se ne' miei scritti io ricordo alcune verità dure e

  • Giacomo Leopardi, Opere, Firenze, Le Monnier, 1846; voi. II,

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