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338 CAPITOLO xvir. possiamo credere che quei versi, i versi specialmente delle Ricordanze^ non uscissero dal suo cervello senza dolore. L'anno innanzi egli aveva cantato il suo risorgi- mento alle sensazioni della vita: Chi mi ridona il piangere Dopo cotanto ob})lio? E come la sua infelicità era andata e andava cre- scendo di giorno in giorno spaventosamente, era na- turale che il sentimento di essa si facesse di giorno in giorno più vivo e pungente. In questo ultimo ritorno a Recanati, le cose e i luoghi che nei ritorni precedenti non avevano avuto una voce per lui, ritrovarono l'antico linguaggio e gli suscitarono i dolci e mesti ricordi degli anni primi. Il suo cuore palpitò come non aveva palpitato da un pezzo. Il Risorgimento è come il preludio delle Ricor- danze. Le quali cantano quei ricordi con una dol- cezza accorata ed una varietà di suoni, che vanno dalle flebili note del flauto ai gemiti e ai singulti del violino. Nel preludio e' è il grido dell' uomo clie si sente rinascere agli affetti e alle illusioni, grido di gioia e di dolore al tempo stesso; nel poema e' ò la storia di quelli affetti e di quelle illusioni; e di contro ad esse, la dura ed orribile realtà del presente. Il contrasto delle immagini, dei sentimenti, dei suoni che si succedono o s'intrecciano nello Ricordanze, produce l'off^etto di una dello grandi sinfonie del Beethoven. 11 poeta si affaccia alla finestra della sua camera, e le stello dell' Orsa scintillanti sul giardino gli ram- mentano le fole che fanciullo andò immagimuulo nioii- tre fissava come incantato ((uellc luci; guarda il mare i monti lontani, e gli tornano in mente i pensieri immensi e i dolci sogni che la loro vista spirò a lui