Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/433

Da Wikisource.

LA FINE DELL' ULTIMO AMORE. 397 Ma per cagiou di lei grave procella Presentendo in suo cor, brama quiete, Brama raccorsi in porto Dinanzi al fier disio, Che già, rugghiando, intorno intorno oscura. Ecco perchè Fratelli, a un tempo stesso. Amore e Morte Ingenerò la sorte. Ecco perchè Fin la negletta plebe, L'uom della villa, ignaro D'ogni virtìi che da saper deriva, Fin la donzella timidetta e schiva. Che già di morte al nome Sentì rizzar le chiome. Osa alla tomba, alle funeree bende Fermar lo sguardo di costanza pieno, Osa ferro e veleno Meditar lungamente, E nell'indotta mente La gentilezza del morir comprende. Entrato in quest'ordine d'idee e dopo aver dato alla morte le forme di bellissima fanciulla, ed averla adornata delle più gentili virtù, il poeta finisce col dimenticare la donna amata, e chiude il suo canto con una invocazione alla morte, dicendole che ogni sua speranza è in lei sola, e che aspetta serenamente il giorno nel quale possa addormentandosi piegare il volto sul seno verginale di lei. Un'altra poesia, di genere affatto diverso da queste due, derivò dall'amore per la Targioni, il Consalvo. Il posto che l'autore assegnò a questa poesia fra i suoi Canti fece credere per qualche tempo ad alcuni ch'essa fosse stata composta intorno al 1821 : ma ora, dopo quanto è stato scritto in proposito dai più au- torevoli critici leopardiani, nessuno dubita più che fac-