Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/493

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GLI ULTIMI SCRITTI K LA MOUTE. 455 Leopardi di Recanati, al quale ho prestato le ultime preci de' morti : ciò dovevo, e non altro. Fadre Felice da Sant'Agostino, agostiniano scalzo. >' Con questo certificato, con quelli dei medici, e più col miracoloso alido della Provvidenza, com'egli dice, potò il Ranieri salvare il cadavere dell'amico dalla confusione del camposanto cholerico, e dargli a suo tempo sepoltura nel vestibolo della chiesetta subur- bana di San Vitale, dove il modesto monumento da lui postogli, e guasto in parte dalle ingiurie del tempo e dalla incuria degli uomini, è stato di recente re- staurato e abbellito a spese dello Stato. «  Chi pensi le condizioni di salute nelle quali il Leo- pardi si trovava nel 188:^, quando il Ranieri lo con- dusse da Firenze a Napoli, non potrà non meravi- gliare che la vita gli durasse ancora altri quattro anni, e che in quei quattro anni potesse comporre qualche cosa. Oltre le poesie, delle quali ho parlato nei due ca- pitoli precedenti, attese, come accennai, a due lavori di maggior mole: i Fensieri e i Faralipomeni della Batracomiomachia, dei quali dettò al Ranieri le ul- time ottave il giorno avanti di morire. I Fensieri furono probabilmente composti, tutti o quasi, prima del dicembre 183ti; sono tutti di mano dell'autore, ad eccezione di uno, il XCVII, eh' è di ca- rattere del Ranieri; sono scritti in piccoli foglietti, e preparati dall'autore stesso per la stampa. Sono centoundici, e sono, credo, tutto ciò che egli scrisse in prosa nei quattro anni della sua dimora a Napoli. Qualcuno ha supposto che fossero una scelta fatta dal Ranieri; ma la supposizione non ha fondamento; come

  • Ranieri, Sette anni di sodalizio oc, pag. IIU e seg.