Pagina:Chizzola - Risposta Di Donn' Ippolito Chizzuola alle bestemmie e maldicenze in tre scritti di Paolo Vergerio, 1562.djvu/122

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IZjJpoJìa di Domt Ippolito

un inganno,& con qual giuditio affermi, che dicendola inpa role,non la uoglia poi coli in effetto ?

Et oue hai ritrovato, che Papa Pio con la fpada in mano s come tu dici, habbia fatto, ò habbia penfàto di fare ancora adefio opera alcuna; per uolerfi conferuare le grandezze del mondo,& le delitie ì ou’ha egli mandato effèrcito alcuno, ne pur fatto cenno di uolerlo mandare; che fe non l’ha fatto,per qual cagion lo uuoi tu coli penfàre & fcriuerc, per pervaderlo^ glialtri «*Ma tu fai molto bene, che niuno è fi pazzo,che no riconofca da qual forted’arbore nafcer pollano limili frut timon è alcuno, che non fia chiaro quai penfieri fieno i tuoi d intorno alla guerra,per hauer occafione di tentar quella for tuna,che tu adori, fe forfè có tal mezo ella ti poteflè ritornar, onde Fuggirti (& or te n'increfce oltra mifura) di che ho ragio nato affai di fopra; ma qui te lo ricordo,perche tu lappi,ch’io ti conofco,quando fuonila tromba, & dai all’arme : ilche pur , fempre uai replicando,effendo il uero,che oue duole il dente la lingua corre,& per quello feguendo dici,

Verge. Ma molto fonda ponderar quelle parole, Difperfarum

« ouitim redu&ionem. Dio mio,& come ci riducerà quello Pa « pa, s egli non uuole nè udirci, nèinfegnarci, anzi s’egli ha in « animo (com’egli ha)di uenir a tagliarci tutti a pezzi, è quello

“ nducere? DormiuanoiCardinali,ochefaceuano,quando « effammarono, & approuaronola Bolla ; che non uidero quel «<. bel modo di riducerciè

W**- ,, Y £, | 1 'g™'°gra n f 0 <àè lacofcienzapropria,perònonmima

corion del rauigho fe piu uolte ( ancor che tu non l’hauefli mai penfato )

ÌZfnt tg e 0 n l efli d ’ qUi |! pe i° ef,ire “ ritruoui • Di tu ti fei pollo

lumiuo. fra il numero di coloro, che fi lieuanocontra la chiefa,&qui

fenza afpettar corda, da tua polla confefli, effe fta il nume- ro delle pecore difperfe, & con tutto quello infieme con Lu- Efa io eifero,quello che douerefti ìputar fòlo a te, lo rinfacci al tuo

J Pallore ; coli lauerga fi heua contradi chila tien minano;

ecco, che non per altra occafione lèi pecora fmarrira, fe non per eflerti Molto dall ubbidienza di chi f haueua da pafcere;

al qual