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RISPOSTA DI

DONN'IPPOLITO CHIZZUOLA,

CANONICO REGOLARE

LATERANENSE.


Alle maldicenze, et bestemmie contenute nel terzo scritto del Vergerio, fatto contro, l'Indittione del Concilio di Trento, publicata da Pio Quarto.


SS

E quando entrai nell'impresa di rispondere a gli scritti del Vergerio, m'havessi pensato d'arrivare, ove già ora mi veggo giunto, non so se cosi leggiermente mi ci fossi posto: Concio siacosa, che non essend'io usato di far satire, nè di morder alcuno (come ne può far ampia fede chi mi conosce) ora dal velenato dire, et dal proceder insolente che serva costui [Escusation dell'autore per cagion delle parole mordaci usante contra'l Vergerio.]nel ragionar de nostri più onorati soggetti, mi veggo tirato fuor di tutti i consueti miei termini, et condotto fra i confini (quanto sia per la mostra delle parole) d'huomo maledico, et mordace; cosa che tanto più odio in me stesso, quanto son solito di detestarla in altrui. Ma chi potrebbe qui astenersene, abbattendosi in persona di si ostinato, et diabolico animo, rivolto tutto a far ogni sorte di male fra l'anime Cristiane, quanto è quello del misero Vergerio? Io invoco qui Iddio per testimonio nell'anima mia, che quanto più prendo a sdegno, et riprendo la rabbia che egli ferva contra di noi, tanto più amo et ricerco la sua salute, et di tutto il resto a lui simile, di sorte


che