Pagina:Chizzola - Risposta Di Donn' Ippolito Chizzuola alle bestemmie e maldicenze in tre scritti di Paolo Vergerio, 1562.djvu/56

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Vergerlo,

Ippolito

Lite. IO.

Natt. io Lue. 15.

ì 5 *RiJpofiadi Donrt Ippolito

al preferite,quanto della perdita & rouina loro. Al retto poi,

^Ce ne fono poi degli altri,che ancora no ardiscono farfi fen cc tire tanto pubicamente,ma in fecreto ( no consentendo aper cc tamente i Re,& magiftrati)mormorano,trauagliano, & nano

« aggiugnendo legne,'& olio al fuoco dell euangelio , che

« uiueggonoacce(b;comeèiitalia,laFrancia,la Spagna,lVii^»

« gherfatla Dalmatia,la Boemia', la Polonia maggiore,& mina « re, la Lituania,& la Ruffia. Ne quai luoghi già ui fono inni*,

< c merabili orecchie,& occhi aperti,& molta cogmtio del Vangelo & di Crifto, per gratia di Dio. ,

A tutto quello dico,che effendo la cofa,com egli la racco-, ta,coloro che coli fanno,ben moftrano chiaro, di quale ipiu- to,& in quale (lato lì ritrouano. Conciofia cofa,cfie chi 11 tra- uaglia,non habbia parie con Grillo,il quale e tutto quieto,& tranquillo,& polfonocófiderar dafe fteffi, che cola lì couega dir lorojtrauagliadolìin cofepeffime,&: federate,poiché Mar ta, che fi trauagliaua con ottima intentione, penando di lar ben gran feruigio a Gillo,fu riprefa acramente co dirle, boi- licita es,& turbaris erga plurima, & c. Et quei che mormorano, fono inuidiofi & maligni contra la benignità, & pietà del celelle padre, come be dimoftra Cullo nelle parole dette dal padron della vigna contra i lauoratori, & mormoratori, An oculus tuus nequam eli,quia ego bonus fum ì &c. Et il h afelio del figliuolo prodigo mormorando, perche uedeua 1 onor fatto dal padre al fratello lafciuo & carnale, non fu degno di entrare in cafa, ma fi reftò di fuori .Voialtri mormorate, pa- rendoui Urano, che Iddio onori nella propria cafa, (che e la chiefa fanta ) coloro,che a uollri occhi paiono carnali, & cir- códati di uitij, dando loroi primi gradi,& i primi onori entro a quella.Ma infieme ancora douete eifer chiari,che fiete elciu fi dalla cafa,& però altro nò refta che di conofcere come fiete preda,& efea dell’inferno, ilqual alTorbe chiunque non entra nella fanta chiefa. Et inbreuità dal mormorar che fate,doure ile riconofcerui della fchiera di coloro, che furono eftermma