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capitolo secondo | 95 |
Ed ecco la strofa di chiusa:
Non fia chi rompa il sacro giuro; ed abbiano |
Il poeta viennese apparve gran veggente; perchè di tante belle cose, Tunica che rimase sempre vera, fino all’ultimo, nel ventenne pontificato di Pio IX, fu la benedizione sugli Austriaci.
In onore di Pio IX, a nome dei Bolognesi, Salvatore Muzzi, venuto in fama di grande glottologo e grecista valoroso, dettava una delle più lunghe e delle meno belle fra le sue iscrizioni, e, cangiato in poeta, dettava un inno intitolato: Il Perdono coro popolare ispirato dalle virtù di Pio IX pontefice massimo sovrano augusto clementissimo, che cominciava così:
Voce augusta deriva dal Trono |
Il coro si componeva di quattro strofe e ad ognuna seguiva l ritornello:
Viva il senno immortale di Pio, ecc. |
Una circostanza notevole è questa, che la corrispondenza da Recanati alla tipografia Ajani, editrice del Ragguaglio storico di quanto è avvenuto in Roma e in tutte le Provincie dello Stato pontificio, ecc., è dettata e sottoscritta da Corrado Politi, il quale fu, poi, ufficiale dei volontari nella successiva guerra del 1848 e, più tardi, rappresentante della provincia di Macerata alla Costituente e uno dei più focosì oratori contro il potere temporale dei Papi e a favore della Repubblica. In quella corrispondenza, tutta piena degli entusiasmi sinceri dell’ingenuo Politi, il quale, in quel momento, trovavasi egli pure, in preda a quello stesso delirio di illusioni, di desideri e di speranze sotto l’impulso irresistibile del quale si trovava il novantotto per cento dei sudditi dello Stato romano, lo scrittore, che non sapeva e non pre-