Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/22

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capitolo primo 15

Quindi, dopo la morte dei mite Pio VII, il pontificato ferocemente reazionario di Leone XII, il quale «tolse agli Ebrei ogni diritto di proprietà, obbligandoli a vendere in tempo determinato quello che possedevano; richiamò in vigore a carico dei medesimi molte insolenti discipline ed incivili usanze del medio evo, li fece rinchiudere nel ghetti con muraglie e con portoni, e li diede in balìa del Sant’Uffizio;… disciolse il magistrato che sovrintendeva alla vaccinazione e ne cassò i regolamenti; diede facoltà illimitate di istituire maggioraschi e fidecommissi;… ridusse i municipii in soggezione del Governo……»1 mirando a restaurare completamente l’ordinamento chierico-feudale del medio evo.


  1. L. C. Farini, Lo Stato Romano dal 1815 al 1850, Firenze, Le Monnier, 1853, vol. I, lib. I, cap. II. Cf. con Teodoro Flathe, Il periodo della restaurazione e della rivoluzione 1815-1851, versione italiana, Milano, dott. Leonardo Vallardi edit., 1889, lib. II, cap. IV, pag. 555.; con Enrico von Sybel, La politica clericale nel secolo xix, Roma, tipografia Barbèra, 1874, II, pagina 54.; con David Silvagni, La Corte e la Società Romana nei secoli xviii e xix, Roma, Forzani e C. tipoggrafi del Senato, 1885, vol. III, cap. III, pag. 117; con Rodolphe Rey, Histoire de la renaissance politique de l’Italie, Paris, Michel Lèvy et frères, 1864, lib. I, cap. VI, pagg. 96-97; con G. G. Gervinus, Histoire du dix-neuvième siecle depuis les traitès de Vienne, traduit de l’allemand par L-F. Minssen, Paris, Librairie Internationale, A. Lacroix, Verboeckhoven et C’«, èditeurs, 1866, vol. XVII, parte VIII, § 4, pagg. 215 a 235; con Giuseppe Montanelli, Memorie sull’Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, Torino, Società editrice italiana, 1853, vol. I, cap. XXXII; con Thomas Henry Dyer, The History of Modern Europe, London, John Murray, 1864, vol. IV, lib. VIII, pag. 578; con Hermann Reuchlin, Geschichte Italiens, Leipzig, Berlag von S. Hirtzel, 1859, vol. I, cap. VII, pagg. 219 e 220; con Marco Minghetti, Miei ricordi, Torino, L. Roux e C. editori, 1888, vol. I, cap. I, pag. 7; con Garnier-Pagès, Histoire de la Rèvolution du 1848, Paris, Pagnerre, libraire-èditeur, 1861, tom. I: Europe, I Italie, chap. I, § 1, pagg. 5 a 8; con Vincenzo Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia, Parigi e Torino, a spese di Giuseppe Bocca, editore, 1851, vol. I, lib. I, cap. II, pagg. 43 a 47; con Nicomede Bianchi, Storia documentata dalla diplomazia europea in Italia dal 1814 al 186i, Torino, dall’Unione tipografico-editrice, 1865, vol. II, cap. VII, § 2, pagg. 190 e 191; oltre che con gli storici Gualterio, Ranalli, Poggi, Anelli, La Farina, Bertolini, Belvigliebi, Bersezio, Oriani, Vecchi, Torre, Saffi, Nisco, Ricotti, Tabarrini, e con gli scrittori delle cose italiane Blanchi-Giovini, Carlo Maria Curci, D’Azeglio, Gabussi, Guerrazzi, Leopardi, Livbrani, Mamiani, De Boni, Massari, Mazzini, Montanelli, Orsini, Pallavicino, Pepe, Perfetti, Ricciardi, Settembrini, Zanoni, ecc., ecc. Perfino il Cantù biasima quasi severamente il governo di Leone XII (C. Cantù, Storta universale 9ª edizione torinese, Torino, Unione tipografico-editrice, 1866, vol. VI, Racconto, lib. XVIII, cap. XXIII. Cf. con l’altra opera dello stesso autore; Storia di cento anni (1750-1850), Torino, Unione tipograflco-editrice, 1866, vol. IV, § 69, pag. 48, dove l’illustro autore conferma, ricopiandolo, tale quale, dalla Storia universale, lo stesso giudizio.