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canti osceni e per ferimento, poi a quindici anni di galera per i fatti delittuosi avvenuti durante la repubblica a Santa Croce in Gerusalemme, ne accettarono le rivelazioni indettate al pubblico ruffiano dalla polizia e su quelle eressero tutta la seconda parte dell’ediflcio processuale contro tutti i principali uomini della rivoluzione, quando - e cioè il 12 gennaio 1852 - già avevano in processo assicurata la piena conoscenza del vero uccisore del conte Rossi e de’ suoi complici, e quando monsignor Matteucci segretario della Sacra Consulta aveva eccitato il giudice Cecchini a venire alle finali contestazioni e alla compilazione del ristretto, o riassunto del processo1.

E meno male ancora se il miserabile delatore avesse rivelato ciò che egli realmente sapeva; ma egli, il turpissimo uomo, sugli eccitamenti della polizia, fabbricava i più ributtanti e ridicoli romanzi che il torbido suo cervello e la più torbida sua coscienza, nella sua brutalità ed ignoranza gli consentissero di fabbricare; e i giudici processanti all’opera, a tessere il loro drappo su quella fradicia trama: né a rattenerli valeva il fatto che i testimoni indicati dal sozzo lenone lo smentissero quasi unanimi e che la tela tessuta si disfacesse loro fra mani: niente valeva a distorli dallo sciocco proposito di voler coinvolgere alla meglio, alla peggio, come loro fosse dato entro quella sottile loro tela di ragno tutti gli uomini di più rispettabile riputazione, non d’altro rei che d’essere nemici del temporale potere dei papi.

Fu cosi che i processanti credettero di aver tratto fra i mandanti dell’omicidio Rossi il principe di Canino: lo credettero e sperarono di darlo a credere; mentre invece dal processo non risulta che egli della uccisione del Rossi fosse inteso2..

Ciò che risulta a carico del principe di Canino è il fatto di aver stretta e mantenuta relazione con parecchi popolani e ar-

  1. Lettera di monsignor Matteucci nel Processo di lesa maestà ed omicidio del conte Pellegrino Rossi, esistente al foglio 2992-2993.
  2. Graverebbero di qualche responsabilità il principe di Canino nella trama per la uccisione del conte Rossi - e quasi tutti per sentito a dire e non di loro scienza - i testimoni Deck, cocchiere del conte Pellegrino Rossi, il fratello di questo conte Carlo Rossi, Colomba Mazzoni in Di Bianchi detta la bella Colomba, a 22 anni di età già condannata a galera a vita per avere ammazzata un’altra donna, Ilario Tozzi, Innocenzo Zeppacori, che era stato capo-popolo del rione Sant’Angelo durante la repubblica, il cav. Agostino Squaglia, una specie di Don Marzio alla bottega del caffè, dilettante accu-