Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/24

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capitolo primo 17

insignificanti fazioni contro le truppe rimaste devote al Governo papale, perdeva un tempo prezioso e assaliva malamente Rieti l’8 marzo e ne era malamente ributtato, il generale Zucchi, con il suo piccolo esercito, costretto a sgomberare Bologna, assalita dagli Austriaci, si avviava insieme col Governo provvisorio verso Ancona; e, presso Rimini, tentava con i suoi 5000 uomini, la maggior parte inesperti volontari, opporre resistenza ai 15,000 nemici guidati dal generale Geppert, onde il 25 marzo si combattè e, per due ore, gl’Italiani, per la prima volta, dopo le guerre napoleoniche, tennero testa, in campo aperto, con qualche coraggio, a un ordinato esercito straniero.

La rivoluzione era vinta, e il 26 marzo i componenti il Governo provvisorio degl’insorti firmavano in Ancona una convenzione col cardinale Benvenuti, che era rimasto loro prigioniero, intanto che il ministro francese conte di Saint-Aulaire protestava il 27 marzo contro l’intervenzione austriaca.

Il cardinale Bernetti, segretario di Stato di Gregorio XVI, con editto del 2 aprile, annunciava ai popoli un’èra novella, e prometteva le invocate riforme, mentre si istituivano Commissioni speciali civili e militari per giudicare sommariamente i compromessi nella rivoluzione; e intanto che il Pontefice, con suo editto del 5 aprile, rifiutava di osservare la capitolazione, stipulata dal suo Legato a latere cardinale Benvenuti col Governo provvisorio degli insorti in Ancona.

Il 30 aprile un nuovo editto del cardinale Bernetti accordava una simulata amnistia ai ribelli, cedendo allo pressioni dei rappresentanti di Francia, Inghilterra, Austria, Prussia e Russia, i quali, il 10 maggio successivo, per ordine dei loro governi, presentavano a quello pontificio il famoso memorandum con cui consigliavano, per la quiete dello Stato, le riforme giudiziarie, economiche ed amministrative, che erano reclamate dai sudditi pontifici, dalle imperiose necessità della progredita civiltà europea consigliate ed imposte.

Con sottili accorgimenti, con lungo promettere e con attendere corto, il governo di Gregorio XVI eludeva le premure dei rappresentanti delle cinque potenze, e i continui reclami e le suppliche insistenti delle popolazioni, onde, poichè l’esercito austriaco ebbe sgombrato il 18 maggio la città di Ancona, e il