Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/246

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capitolo quarto 239

Alle otto antimeridiane il Papa, uscendo dai suoi appartamenti, entrò nella sala regia, ove erano raccolti i ventiquattro consultori, di cui già ho registrato i nomi, col loro vice-presidente monsignor Camillo Amici e col loro presidente cardinale Giacomo Antonelli.

Fra i soci del Circolo romano i quali, secondo l’ordinamento prestabilito dal Comitato direttivo della festa, presieduto dal duca Marino Torlonia, dovevano fare scorta d’onore ai consultori, c’era Pietro Sterbini, che, due giorni innanzi, aveva scritto nel Contemporaneo un vigoroso articolo in cui, con molta abilità, aveva dimostrato quale era il significato che egli e i liberali attribuivano alla Consulta di Stato.

Fra altre cose in quell’articolo era detto: «È certo uno spettacolo nuovo nella storia quello che oggi presenta alle nazioni l’Italia quasi tutta: una rivoluzione sociale che non si arresta nella superficie, ma attacca le fondamenta, si compie fra le feste e fra gli evviva, fra le lacrime di gioia e gli abbracciamenti fraterni

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La istituzione della Consulta di Stato non incontrò le simpatie di pochi stolti! che non considerano essere essa destinata a dare un’eterna base all’unione fra popolo e Governo; il che non poteva accadere giammai se non si apriva al popolo una strada da far giungere al trono i suoi voti, le sue lagnanze, col mezzo dei suoi veri rappresentanti; se non si stabiliva un centro, in cui si esaminassero le grandi questioni dello Stato; se non si mettevano in un immediato contatto governanti e governati»1.

Ciò premesso e premesso che, già da molto tempo, parecchi prelati e cardinali andavano insinuando nell’animo impressionabilissimo di Pio IX sentimenti di malevoglienza contro il Circolo romano e segnatamente contro il Canino, lo Sterbini ed il Masi, dirò che il Papa ascoltò le parole di devozione, ammirazione e riconoscenza che, a nome dei consultori, gli rivolgeva il loro presidente cardinale Antonelli e quindi imprese a rispondere, ringraziando i consultori delle parole rivoltegli e affer-

  1. Contemporaneo del 13 novembre, n. 46.