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242 ciceruacchio e don pirlone

Ho detto come il racconto officiale, al quale si attiene, come a vangelo, lo Spada, sia assai lontano dal vero, scritto anzi per attenuare e nascondere il vero; e che cosi sia e che realmente il Papa parlasse, fuor di ogni convenevole misura, parole irose e disordinate lo provano ad esuberanza le narrazioni di ventidue scrittori, alcuni dei quali ammettono la sfuriata papale, pur cercando di giustificarla e di farne ricadere la responsabilità sullo Sterbini e sugli uomini che presiedevano al Circolo romano e che questi storici - come, ad esempio, il Balleydier, il Balan, il Farini, il Lubienscki, il Pasolini, - si ostinano a considerare come nefasti agitatori, altri - quali il La Farina, il Pianciani, il Pinto, il Ricciardi, il Saffi, il Silvagni - la giudicano severamente e come una volgare e inopportuna escandescenza1.

  1. Gli scrittori che riferiscono la invettiva papale, senza le mitigazioni onde cercò velarla il Diario di Roma, sono l’Anelli, il Mianchi-Giovini, il Balan, il Balleydier, il Farini, il La Farina, il Gabussi, il Lubienscki, il Garnier-Pagès, il Minghetti, il Montanelli, il Pasolini, il Perrens, il Pianciani, il Pinto, Il Ranalli, il Rey, il Ricciardi, il Rossi, il Saffi, il Silvagni, e il Tivaroni.
          Il conte Pellegrino Rossi, in un suo dispaccio del 18 novembre, narrando al Guizot l’avvenimento dell’inaugurazione della Consulta, raccontò, senza ambagi, l’incidente occorso e le aspre parole del Pontefice. (D’Ideville, op. cit., liv. Vme, i).’i^. 174). Cf. con Guizot, op. cit, tom. VIII, cbap. XXXXVI, pag. 399.
          Il conte Luigi Pianciani, nella sua Roma dei Papi (Le Rome des Papes, son origine, ses phases successives, ses mœures intimes, son gouvernement, son système administratif, par un ancien membre de la Constituante romaine. Bilie, librairie Schweighauser, London John Chapman, 1859) riferisce le parole del Papa ancor più crudamente e afferma che Pio IX gridò, acceso e, concitato: Ricordatevi, signori, che io sono sempre il padrone: e l’udivano ripetere con collera: Non crediate già che io abbia rinunciato al beneficio del mio diritto sovrano, io non ho accolto questa frenesia nel mio cervello, io resto sempre il sovrano assoluto e libero di fare tutto ciò che mi piace (La Rome des Papes, vol. II, chap. XXII).
          Il cav. Minghetti nota che.... nessuno rispose, come è naturale, a quello tirata, ma ne restò negli animi un po’ di scontentezza, e la festa riuscì freddo (Op. cit,, vol. II, cap. V, pag. 295).
          Poi, narrando il successivo colloquio da lui avuto col Papa, prima di redigere, come ne aveva avuto mandato dalla Consulta di Stato, la risposta al discorso di Pio IX, risposta cui la maggioranza dei consultori voleva dare il carattere costituzionale di indirizzo in risposta al discorso della Corona e il Papa il carattere di un semplice indirizzo di ringraziamento, afferma che il Pontefice gli disse: Ma credete voi che io mi sia obbligato ad accettare tutto ciò che farà la Consulta? Se lo credeste sareste in errore. Io mi sono riservato di dare o no la mia sanzione a quelle proposte che stimerò convenienti. E il Minghetti nota in seguito che il Papa allora parlò dell’obbligo che avena di trasmettere intatti i diritti della S. Sede ai suoi successori, e ritornò sulle frasi chn aveva detto al primo ricevimento. (Op. cit., vol. II. cap. V, pag. 297-298). Le quali parole gravissime dimostrano il deliberato