Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/266

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capitolo quarto 259

occupare le più grandi dignità della Chiesa . . . fino agli ultimi anni della sita vita fu sempre dimenticato, e costretto, per vivere, ad occuparsi nel laborioso ministero dell’insegnare». E il padre Ventura conchiuse che «quando ne fu annunziata la morte, come ad una pubblica calamità, come se fosse in quest’uomo solo mancato a tutti il padre, il fratello, lì amico, profonda ne fu in tutti la mestizia, sincero come universale il dolore»1.

E, realmente l’abate Graziosi, carissimo al popolo, ebbe dal popolo onori funebri quali ad altissimo personaggio, o a padre della patria si sarebbero convenuti2.

L’avv. Antonio Silvani, uno dei due consultori di Stato per Bologna, insigne giureconsulto, esule dalla patria per antico liberalismo fino dal 1831 e il quale non soltanto pel robusto ingegno e per la vasta dottrina, ma altresì per la gentilezza dell’animo e per la grande modestia sua, si era acquistato la universale benevolenza, morì per un fiero male di intestini, durato solo trenta ore, la mattina del 4 dicembre.

Anche ad esso, ben a ragione reputato uno dei migliori e ilei più liberali fra i consultori, furono rese splendide onoranze funebri3.

L’abate Graziosi e l’avvocato Silvani erano stimati, quali erano realmente, due veri liberali fra i pochi liberali che circondassero Pio IX, erano creduti due amici del Pontefice; e fu perciò che volle ad essi il popolo romano testimoniare ampiamente la sua reverenza e il suo affetto.

Onde legittimamente si può e si deve arguirne, per la verità che, nonostante le immaginarie trame attribuite ai liberali dagli

  1. Elogio funebre di don Giuseppe Maria Graziosi, nel volume Opere complete del reverendo padre Gioacchino Ventura, Elogi funebri, Genova, presso Dario Giuseppe Rossi, 1852, pag. 363 e seguenti.
  2. B. Grandoni, op. cit., anno II, pag. 84-85; G. Spada, op. cit, vol. I, cap. XV; L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. V; Federico Torre in un articolo inserito nel Contemporaneo del 29 agosto, n. 35; Pallade del 22-23 agosto, n. 41.
  3. L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. VIII; B. Grandoni, op. cit., anno II, pag. 106-107; G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XXII; Pallade supplemento al n. 114 del 4 dicembre e n. 115 del 5-6 dicembre; Bilancia del 6 dicembre, n. 62; Speranza del 5 dicembre, n. 19; Contemporaneo nel suo foglio aggiunto settimanale del 7 dicembre, n. 10, dove, nella descrizione del funerale, è detto che, preceduti da Angelo Brunetti venivano i cittadini romani, senza distinzione alcuna, di ogni ceto e di ogni classe, ecc., e che tutto il pòpolo guardava con rispetto il senatore Corsini confuso tra i soci del Circolo romano.