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in quella politica, egli sarebbe andato dritto dritto alla ruina e allo sfacelo della Chiesa cattolica1.

«Questo proclama - scrive il Farini - sicurò gli spiriti che dubitavano, ed ogni militante fregiò il petto della croce a in colori, onde poi ebbero il nome di crociati. Ma quel proclama e quella insegna della croce furono causa di grande turbazione all’animo del Papa, il quale si dolse che si parlasse di lui e della religione in termini da offendere le timorate coscienze. Si dolse e dichiarò non potersi per lui tacere: il mondo cattolico am^ebbe scandalo e perturbazione da quelle parole di un generale pontificio; ei parlerebbe al mondo caitolico. Si adoperarono i Ministri a calmarlo e parve riescissero stampando, per volontà sua, nella gazzetta del 10 aprile le parole seguenti: " Un ordine del giorno di Bologna ai soldati, in data 5 aprile, esprime idee e sentimenti come fossero dettati dalla bocca di Sua Santità: il Papa, quando vuole fare dichiarazioni di sentimenti, parla ex se, non nrni per bocca di alcun subalterno2.

Ma non è in tutto esatto ciò che afferma il Farini, cioè: pare che riescissero a calmare il Papa: da un documento nuovo che io pubblico si avrebbe diritto di dire che riuscirono effettivamente i Ministri a calmare il sempre irresoluto Pontefice, il quale era solito dar ragione all’ultimo che parlava. In una lettera, infatti, del ministro Aldobrandini al generale Durandoin data 16 aprile, è scritto; «mi è gratissimo di poterle significare che, avendo fatto conoscere la sua lettera del 13 corrente alla Santità di Nostro Signore, esso raccolse benignissimamente e si mostrò pienamente soddisfatto delle ragioni che ella ha addotto rispetto all’ordine del giorno del 5 corrente.

  1. Intorno ai maneggi e alle pressioni adoperate dai Cardinali e dai gregoriani di Roma e dai diplomatici esteri presso Pio IX, possono vedersi quasi tutti gli storici che scrissero intorno a quegli avvenimenti e, più specialmente V. Gioberti, Rinnovamento, vol. I, cap. XIII; F. Torre, op. cit lib. I, pag. 12 e seguenti; G. La Farina, lib. III, cap. XXIII; B. Grandoni,op. cit., pag. 189 e seguenti; R. Rey, op, cit., lib. III, cap. VI; C. Rusconi, la Repubblica romana, Introduzione, pag. 10; Belviglieri, vol. III, lib. XVI, pag. 125; L. Anelli, op. cit., vol. II, capo III; {Ac}, vol. II, lib. III, cap. IV; C. Cantù, Cronistoria, vol. II, cap. XL, pag. 837, e Storia degl’Italiani, vol. XIV, cap. CXCII, e N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia, ecc, vol. V, cap. III, § 4.
  2. L. C. Farini, vol. II, lib. III, cap. III.