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356 ciceruacchio e don pirlone

Se non che questo racconto dello Spada non concorda punto con quello del Grandoni, il quale, mentre non fa menomamente cenno della elargizione di monsignor Morichini, afferma invece che «il principe Borghesie per sua parte somministrò danaro agli ammutinati, esortandoli a tornare all’ordine»1.

E poichè nè l’uno parla della elargizione fatta dal principe Borghese, nè l’altro di quella accordata da monsignor Morichini e poichè i giornali del tempo accennano a distribuzioni di elemosine, ma non nominano alcuno, così non si può stabilire, con certezza, quale dei due storici sia nel vero, o se nel vero siano ambedue. Ciò che si può stabilire con certezza, sopra uno dei documenti nuovi che io allego, è questo, che lo Spada cade in errore in quanto alla data di quei tumulti, perchè egli afferma avvenuto nella sera del 12 aprile, ciò che effettivamente - secondo il rapporto inviato dal comandante del 2° battaglione civico - avvenne la sera dell’11 di detto mese.

Non v’è dubbio che le perturbazioni della sera dell’11 si ripeterono nella giornata e nella sera del 12, ma è indubitato altresì che il fatto avvenuto a piazza SS. Apostoli accadde effettivamente la sera dell’11 e non del 12, come erroneamente afferma lo Spada. Avvenne adunque che, non ostante la intromissione dello Sterbini e di altri e non ostante i sussidi accordati a quei facinorosi, essi si recarono in piazza SS. Apostoli e inviarono due deputazioni, una presso il banchiere Valentini e l’altra presso il principe Alessandro Torlonia, a chiedere soccorsi di danaro.

Lo Spada narra che egli trovavasi nel gabinetto del principe Torlonia quando i rappresentanti degli ammutinati «dopo essere stati dal banchiere Valentini, che aveva loro dato venticinque pezzi da cinque franchi», si recarono dal principe Torlonia, il quale domandò «se fossevi in compagnia degli ammutinati Ciceruacchio: rispostogli di si, che venga, soggiunse,

«Venne difatti il Ciceruacchio, accompagnato dal Materazzi e parve disapprovare ancor esso l’accaduto; ma disse che, per quella volta, trattandosi di comprar la quiete (stantechè gli ammutinati eran riuniti nelle vicinanze del suo palazzo),

  1. B. Grandoni, op. cit., pag. 177.