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378 ciceruacchio e don pirlone

redentore d’Italia, egli era ormai deciso di parlare in nome delle tradizioni, delle dottrine, degli interessi della Chiesa e del Cattolicismo: cadesse pure il mondo, ogni più cara visione, ogni più vagheggiato ideale andasser perduti, purchè in calma potesse tornare la sua turbata coscienza di Pontefice.

E, nonostante le ripetute assicurazioni date dal Papa ai Ministri che nella Allocuzione, con cui egli paleserebbe il suo pensiero nel prossimo Concistoro, nulla vi sarebbe che potesse offendere i sentimenti patriottici degl’Italiani e dei Ministri stessi1, il 29 aprile, alle 9 antimeridiane, egli, con volto sereno e con tranquilla coscienza, lesse ai Cardinali, riuniti in Concistoro, quella famosa Allocuzione, che era già stampata e di cui, nondimeno, - e questo fatto solo basterebbe a provare la trama — nè al Ministro dell’interno, nè a quello di polizia, nè ad alcun altro dei membri del Consiglio dei ministri era stato dato di trapelare pur sillaba. Nel qual fatto, se soverchia lealtà, spinta fino alla ingenuità, vi fu, fu tutta dalla parte di quel Recchi e di quel Galletti dei quali gli storici papalini van predicando, con sfacciate menzogne, le arti subdole e gli intrighi rivoluzionari ai danni del Papa, di cui essi, invece, con preadamitica buona fede, erano stati fin li e si mantenevano fedeli servitori e ammiratori devoti.

E ormai provata la gioia del Lutzow e del Boutanieff, ambasciatori d’Austria e di Russia, prima che l’Allocuzione fosse

    ghetti, il Montanelli, il Mickiowicz, il Nisco, l’Oriani, il Pallavicino-Trivulzio, il Pope, il Perrens, il Pianciani, il Pinto, il Reachlin, il Riccardi, il Ricciardi, il Saffi, il Settembrini, il Silvagrni, il Von Sybel, la White Mario, lo Zanoni, lo Zeller, lo Zobi.
          Quei raggiri negano, ovvero di essi tacciono, il Balan, il Balleydier, il Beaiimont-Vassy, il Croce, il D’Amelio, il D’Arlincourt, il De Saint-Albio, il D’Iderille, il Lubiensckl, il Rey e lo Spada.
          I giornali più diffusi, non pur di Roma ma d’Italia, furon tutti concordi, a quei dì, ad attribuire l’Allocuzione papale alla influenza dei reazionari non soltanto italiani, ma anche europei, rappresentati in Roma, perchè gli effetti di quella Allocuzione, tornando tutti a vantaggio dell’Austria e del partito reazionario e a danno dell’Italia e dei liberali, era evidente che doveva aver consigliato e sollecitata la pubblicazione di quella che ne ritraeva utile, nonchè ne ritrarrebbe danno.

  1. Queste assicurazioni, cosi completamente smentite dal contenuto del. l’Allocuzione, sono concordemente affermate dal Farini, dal Pasolini, dal Minghetti, dal Galletti, che facean tutti quattro parte del Ministero; e le affermazioni di tali uomini onorandi sono avvalorate da quelle di parecchi degli storici suindicati e specialmente dal Torre, che raccoglie tutte le prove della malafede papale.