Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/101

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Liberato Innocenzo e tornato a Roma, trovò che in sua assenza era stato per potenza fatto antipapa Piero figliuolo di Pier Leone, e chiamato Anacleto; il perché montato sopra le navi de’ pisani, in Francia se ne andò. Per la qual cosa avendo Roggero visitato e adorato questo adulterino pontefice Anacleto, ottenne da lui, che cercava favore, il titolo del regno di Sicilia insieme con la corona, e fu il primo che questo assurdo titolo avesse di esser detto re de l’una e de l’altra Sicilia, citra et ultra il Faro.

Tornato a Roma di Francia il terzo anno Innocenzo, menò con seco Lotario III duca di Sassonia, il quale coronò imperatore, cacciando Anacleto e domando li romani ribelli. Poi ambi dui sommi principi de’ cristiani, mandando Tarmata de’ pisani innanzi per riviera, la quale prese Amalfi e Rivello, loro per terra con l’esercito entrorno nel regno contra Roggero e andorno insino a Barletta senza alcun contrasto: in modo che Roggero temendo tanta furia, se ne andò in Sicilia e perdette tutto quello aveva acquistato in Italia sino al faro di Messina. Lotario ne la sua partita lasciò al governo d’Italia un suo conte chiamato Rainone, attribuendoli titolo di ducato. Non passorno dappoi molti anni, che morto Innocenzo li ne Tanno 1143 et essendo eletti tre pontefici successivamente dappo’ lui, cioè Celestino II, Lucio II et Eugenio III, i quali o per naturale ignavia o per impedimenti che avessino non curorno le cose del regno, Roggero tornò in Italia e recuperò tutto quello di che era da Innocenzo e Lotario stato privato, cacciando il conte Rainone in terra di Roma (il qual fu poi governatore de’ Tusculani); e fu da Lucio, ovvero secondo alcuni scrittori da Celestino, legittimamente rinnovato re del regno di Sicilia citra et ultra il Faro. Nel tempo de li quali pontefici ancora Roggero passò in Africa con una potentissima armata e tanto danno diede a’ saracini e in tale estremitá li ridusse, che’l re di Tunisi fu sforzato a darli tributo, il quale piú di trent’anni poi fu pagato a li re di Sicilia.

Essendo poi andato al soccorso di Terra Santa Lodovico re di Francia a persuasione di Eugenio III e di Bernardo