Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/155

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dere al pontefice la discordia tra il sacerdozio e l’imperio, e comincia: In exordio nasccntis mundi ; un’altra ancora che comincia: Infallibilis veritatis testem et supremae iustitiae iudicem obtestamur etc., ne la quale dice queste parole, le quali io per piú brevitá transferendo ponerò in lingua vulgare, e sono queste: «Noi con la sacrosanta romana Chiesa madre nostra discordia alcuna non avemo, ma propulsiamo la iniuria, e da l’impeto di questo romano pontefice la giustizia del nostro imperio difendemo; e nondimeno sempre avemo desiderato di avere pace con lui e ancora desideriamo». — Leggasene un’altra ancora, pur scritta a li principi cristiani, nel fine de la quale sono queste parole, le quali ancora son contento ponere in questo compendio, non tanto per la eleganza quanto per la veritá di esse, che forse a questi nostri tempi ben quadrando ad alcuna bona mente porriano a proposito accadere, e son queste: «Vogliate credere quello che li nostri mandati vi hanno riferito e tenetelo fermissimo, non altramente che se san Piero proprio l’avesse giurato, né vi parrá per questa nostra dimanda che per la sentenza de la deposizione contra noi data la grandezza de la imperiale maestá si abbassi; perché avemo la coscienza de la puritá nostra, e per consequente Dio è con noi: la testimonianza del quale noi invocamo, che la intenzione de la volontá nostra è sempre stata indurre li clerici di qualunque religione, e specialmente li maggiori, a perseverar tali ne la fede, quali giá furono ne la primitiva chiesa, mentre che la vita apostolica seguitavano e la umilitá del Signore Cristo imitavano. Solevano quelli tali clerici vedere li angeli, solevano risplendere di miracoli, curare li infermi, suscitare li morti, e non con l’arme ma con la santitá subiugar li principi; ma questi che al presente sono clerici dediti al secolo imbriacati ne le delizie, si inetteno Dio di drieto le spalle e da l’abbondanza de le loro ricchezze la nostra religione è soffocata. Sottraere adunque a tali clerici le superflue facoltá che nocive li sono e che dannabilmente li gravano, opera è certo di caritá, sapendo che quelli che, deponendo le cose superflue, del poco si contentano, servono bene a Dio. E voi principi, ogni