Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/167

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guidava il re Carlo proprio, ove portò in quel di l’insegna regale messer Guglielmo Stendardo uomo di gran valore, l’altra parte governava il conte Guido di Monforte; il terzo squadrone era di mille e ducento uomini d’arme, di francesi, borgognoni, fiammenghi e piccardi, capo di esso Roberto conte di Fiandra genero di Carlo, col suo maestro messer Egidio il Bruno conestabile di Francia. Era poi oltra questo uno squadrone di quattrocento uomini d’arme di guelfi fiorentini, capo Guido Guerra, con la loro insegna che li aveva donato Clemente pontefice, che era un’aquila rossa in campo bianco, che sopra la testa aveva un giglio rosso piccolo e ne le branche ovvero artigli aveva un serpente verde, molto bene in punto. Ordinate le schiere cosi come avemo detto, dicesi che Manfredi contemplando l’ordine de li inimici dimandò chi erano quelli che cosi risplendeano ne l’arme: li fu detto che erano li guelfi di Toscana. Allora dimandò ove erano per lui li ghibellini, per li quali aveva giá fatto tante spese e datoli tanto favore; e non se ne mostrando né comparendo alcuno, disse che quelli guelfi in quella giornata non potevano se non vincere, volendo inferire che se rimaneva vincitore lui, lasciarla li ghibellini e favoriria la parte guelfa. Détte poi Manfredi il segno a li suoi, che gridassino S ve via. Da la parte di Carlo il vescovo di Cosenza, legato apostolico, assolvette di colpa e di pena tutti li combattenti per Carlo, come cavalieri di Santa Chiesa e diede la benedizione al campo. Dipoi si cominciò il fatto d’arme da li primi due squadroni, todeschi e francesi. Il primo assaltatore fu il conte Giordano, e l’assalto de’ todeschi fu si potente che tolse terreno a li francesi; per la qual cosa Carlo col suo squadrone e con li guelfi, che mai da lui si partivano, ristorò li suoi, c nondimeno li todeschi stavano ancor superiori per il peso de le spade e la possanza de le persone loro. Per il che Carlo fu buttato a terra e la voce andò che l’era morto; tuttavia rilevato presto, e veduto, levò la voce: — A li stocchi, a li stocchi, a ferir cavalieri! — Onde fattisi innanzi li suoi il conte di Fiandra e messer Egidio e scontratisi col conte Giordano,