Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/206

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vir alter suscepius et excusatio subseqnuta, necis viri lui te probant fuisse participem et consortem. In lingua vulgare dice questa lettera: ’ La disordinata vita precedente, la ritenzione del dominio nel regno, la vendetta non fatta, l’altro marito tolto e la escusazione sequente sono probazione che de la morte del tuo marito tu sei stata partecipe e consorte \ Venuto nel regno Lodovico ungaro, prese per forza Sulmona, la quale ebbe ordine di resisterli, e quella acquistata, tutto il reame a la sua podestá si rendette. Onde la regina impaurita se ne fuggi in Provenza e drieto a lei Lodovico suo nuovo marito, lasciando in suo loco Carlo detto di Durazzo, il qual fu figliuolo di Gianni duca di Durazzo, fratello del re Roberto; e con tanto disfavore fuggirono la regina e il tarentino, che i fiorentini, molto richiesti da loro per l’antica amicizia con Francia e con la casa d’Angiò, non solamente non li volsono dare qualche aiuto e soccorso per paura de l’Ungaro, ma non volsono pur che entrassino in Fiorenza. Giunto adunque a Napoli il re Lodovico ungaro, Carlo di Durazzo, il quale si ritrovava aver le genti d’arme de la regina et era stato conscio e consenziente a la morte di Andreasso (et era opinione che ancor lui avesse avuto commercio venereo con la regina), volse farli resistenza; ma essendo vinto e preso, di commissione di Lodovico per dette cagioni li fu tagliata la testa. E lasciò dappo’ sé un figliuolo giovinetto, similmente chiamato poi Carlo di Durazzo. E cosi di Napoli e di tutto il regno rimase l’Ungaro signore.

Sopragiungendo poi quella orribile pestilenza per tutta Italia (la quale ancor ne le cose spaventose in proverbio si ricorda, somigliandole a la moria del *48) de la quale diffusamente scrive Giovanni Boccaccio nel principio del suo Decamerone , Lodovico tornò in Ungaria menando con seco detto Carlo di Durazzo, non essendo stato piú che tre mesi nel reame: lasciò però a Napoli una buona e gagliarda compagnia de li suoi ungari.

Per la qual cosa Clemente VI pontefice, che era in Avignone, mosso forse per instanza de la regina Giovanna, prese