Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/220

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la corte ne l’anno 1385 et essendo uomo assai dispiacevole, inurbano e sinistro di costumi, cominciò a praticar con Carlo che facesse un suo nepote, chiamato Butillo, uomo vilissimo e senza alcuna virtú, principe di Capua, e che li désse il ducato di Durazzo, pretendendo questo esserli stato promesso da Carlo a Roma, prima che entrasse nel reame. Il che non piacendo a Carlo, anzi con molta destrezza differendo la cosa, importunamente tentò Urbano con minacce ottenere il suo intento; e non li giovando, vennero a suspicione e inimicizia tra loro, talmente che il re lo faceva onestamente guardare, che non avesse libertá di andare dove li piacesse. Urbano che pensava di levarsi, impetrò destramente di poter andare a Nocera de’ pagani per mutar aere, nel qual loco cominciò a trattare di privare e deponere Carlo del régno, e cominciò a citarlo per farli contra il processo; e il re Carlo cominciò a trattare con alcuni cardinali amici di deponere lui del papato. Per la qual cosa il re andò con l’esercito a campo a Nocera e l’assediò, dicendo che l’era andato a l’obedienza per comparire e per esser piú prossimo e piú comodo al giudizio che si aveva a fare contra di lui. E in quell’assedio facendosi alcuna volta fatto d’arme e di gran scaramucce tra quelli del re Carlo e li fautori del papa, furono rotti li ecclesiastici e fu preso Butillo nepote del papa e mandato in prigione in Castel de l’Ovo sotto buona guardia e custodia. Da l’altro canto il papa, non potendo sfogar l’odio e le forze contra Carlo, esercitava l’iracondia sua contra alcuni cardinali, de’ quali sette ne fece pigliare e ponere in prigione e darli de la corda, come scismatici e conspiratori con Carlo contra di lui. Essendo in questo modo inimici Urbano e Carlo, tentorono alcuni ambasciatori genovesi, mandati a Napoli con galee, di concordarli, e non li succedendo, il conte Tomaso da San Severino e Raimondo Ursino figliuolo del conte di Nola, che fu poi principe di Taranto, con alcuni altri baroni, essendoli promesso molti denari da Urbano, lo cavorono di Nocera con tutta la corte e lo condusseno a Benevento, e di li a Bari, ove trovate le galee genovesi apparecchiate per questo, li