Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/233

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cavati T interiori, mentre erano ancor caldi, persuadendoli li medici periti di questo, che quel caldo era atto a risolvere quel veneno. Era liberale e massime co’ soldati, ne li quali spendeva un gran denaro e volontieri. Vestiva di vile abito, massimamente in campo; et essendo sospettoso di tossico, andava a l’improvviso per li alloggiamenti de’ soldati, mangiando d’ogni lor cibo, ancor che grosso e rusticano fusse, senza alcun fasto ovver pompa regale. Onorava molto i forestieri che a lui andavano, e verso tutti fu molto cortese. Ebbe a Gaeta per molti mesi Gregorio XII pontefice amico suo, al quale niuna generazione di piacere e cortesia lasciò che non facesse, a lui e a la sua corte, ancora che Gregorio, il quale fu reputato uomo di molta integritá e tenace de l’onor de la Sedia, non sempre il volse compiacere di tutte le collazioni di beneficii e dispensazioni, che li accadde a dimandare; anzi per la virtú de l’uomo lo ebbe sempre in reverenza. E in somma fu estimato Ladislao essere da commemorare piú presto tra li buoni principi che tra li cattivi. De la generazione e modo de la morte sua variano li scrittori. Dicono alcuni, e cosi suona la comune fama, che essendo lui in Perosa, per opera de’ fiorentini fu attossicato da una femina, con la quale lui aveva commercio venereo, avendosi ella posti ne la natura alcuni medicamini mortali, da li quali poi infetto e senza rimedio infermato, morisse: e dicono che fu in questo modo. Era quella donna molto bella e giovine, figliuola di un medico, che a Ladislao molto piaceva e di lei gran diletto pigliava. Fu proposto al medico da chi trattava la cosa un eccessivo premio, se poteva dar opera che mediante la figliuola Ladislao si intossicasse; il medico, veduta l’occasione di arricchire, diede a la figliuola un certo unguento persuadendoli che ungendosene la natura ne l’atto venereo, l’amor del re li cresceria né mai piú la abbandonaria: la feminella credula é tenera del padre e vaga de l’amor del re, fu contenta. Era quell’unguento succo di napello, prestantissimo veneno: onde lei unta di quello ne l’atto venereo, non molto poi si mori e il re infermato, come è detto, ancor lui lasciò la vita, essendo