Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/244

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Braccio, avuto prima in mano da li suoi mandati Capua e le rocche, andò del mese di giugno nel reame e andò a Napoli, e per la prima impresa del mese di agosto mise a sacco Castellamare e tentò Nocera, ma non l’ebbe; poi venne ad alloggiare a le paludi di Napoli, e a l’entrata di ottobre andò a San Germano e bruciò Mignano con alcune altre castelle de l’abbazia. Poi tornò a Napoli e insieme con Alfonso assediò la Cerra con dodici mila persone, la quale non potendo altramente aver per forza, sopravenendo li sforzeschi che erano dentro, furono contenti di parere accordati per onore del re Alfonso: per la qual cosa si levorno il re e Braccio, lasciando le bandiere, e tornorono a Napoli, poi il di sequente le mandorono a tórre. Et essendo andato in quel mezzo il re Luigi a Roma per procurare qualche nuovo aiuto, il papa mandò Tartaglia da Lavello suo capitano e condottiero con ottocento cavalli, acciò che si unisse con Sforza al favore de l’impresa del re Luigi. Ma sopraggiunto l’inverno, Sforza andò a le stanze a Benevento, Tartaglia ad A versa, Braccio a Capua: il re Luigi se ne stette a Roma.

11 sequente anno 1422, mancando a Sforza denari e non mandando il papa e Luigi altro aiuto, e Tartaglia da Lavello intendendosi occultamente con Braccio contra il papa, le cose di Sforza cominciorno ad essere molto inferiori; onde per commissione del papa, Sforza pigliò Tartaglia in Aversa e fattoli fare ordinario processo di giustizia e trovato per propria confessione colpevole, li fu in pubblico tagliata la testa. Per la qual cosa la pace si cominciò a trattare tra la regina e Alfonso e Braccio da una parte e Sforza da l’altra, e con permissione del papa fu conclusa; e Braccio e Sforza parlorno insieme lungamente e rinnovorno l’antica amicizia ne le terre del duca di Sessa, tra la Preda e Presenzano nel bosco de’ Saccomanni. Il che fatto, Braccio si parti del reame e campeggiò la Cittá di Castello e la prese per sé; poi prese Norsa, la quale i cittadini ricomperorno per sedici mila ducati; poi cavalcando di e notte saltò a l’improvviso nel territorio di Lucca e tutto lo scorse facendone preda per sessanta mila