Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/252

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de la Stella sorella di Braccio, avendo al tempo di papa Eugenio IV occupato Roma, a Perosa lo fece portare, ove con onorevoli funerali dal popolo perusino ne la piú eminente parte del lor maggior tempio fu collocato.

La regina Giovanna dappo’ questa vittoria reintegrata nel regno, eccetto alcune poche terre, con tutta la sua corte e con il gran siniscalco e col figliuolo adottivo Luigi III duca d’Angiò ritornò a Napoli e dichiarando suo erede Luigi con molto favore di tutti lo fece duca di Calabria. E benché mai fusse senza molestia alcuna, per essere la terra a le volte danneggiata da le artiglierie del Castel nuovo, e le marine e qualche terra del regno infestate da le armate e amici del re Alfonso, nondimeno assai prosperamente nel regno si stava; se non che l’anno 1431, avendo il gran siniscalco sempre governato il regno et essendo in effetto stato come re e avendo celebrate le nozze di un suo figliuolo con una figliuola di Iacopo Caldora, et essendo nel colmo de le sue felicitá, un lunedi di notte a li 18 d’agosto circa la mezzanotte in castel di Capuana andorono alcuni mandati da la regina e da altri baroni che insieme si intendevano, a battere a la camera sua e a chiamarlo, sollecitandolo a levarsi presto e andare da la regina, la quale diceano per un accidente sopravenuto stare in pericolo di morte. Levatosi presto il gran siniscalco per vestirsi, comandò al ragazzo aprisse l’uscio de la camera; entrorno dentro li armati deputati a questo e subito lo ammazzorno, e nudo con mezza calza sopra una bara fuor del castello senza alcun onore a modo di vilissimo uomo fu portato: miserabile esempio di fortuna e monizione a qualunque in feminil governo e favore fidandosi sua speranza riposa. De la sua morte mai poi niuno ricercò, né si sapendo per allora lo autore, o causa d’essa, con sommo silenzio fu posta in oblivione.

Giovan Antonio Ursino in quel mezzo principe di Taranto, ribelle a la regina Giovanna con favore e aiuto del re Alfonso, il quale di Sicilia li somministrava tutti li sussidi possibili, infestava la Calabria. Contra lui mandò la regina Luigi in persona, e capitano Iacopo Caldora, i quali tutto lo stato