Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/259

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nicuccio da l’Aquila, il duca di Sessa, Iosia d’Acquaviva, Antonio figliuolo di Ruggiero conte di Fondi e piú che cento baroni e ducento uomini d’arme con molti altri uomini di conto. Con questo apparato montò adunque il re in nave e con lui montorno tre suoi fratelli, cioè Giovanni re di Navarra, don Enrico maestro di San Iacopo e don Piero infante con li loro baroni, che vergogna reputavano lasciare andare senza essi li loro signori. Li nomi de le navi di Alfonso, che a nostra notizia son pervenuti, erano questi: la Magnana, la quale, maggiore de le altre, la sua persona portava, la Figaretta, ne la quale era il re di Navarra, la Infugasotta del maestro di San Iacopo, la Incantona de l’infante don Piero, la Imboschetta, la qual portava un locotenente del re, la Ingarona, la Incoriglia, la Incatalta, la Bottiformia con li altri suoi baroni.

11 primo giorno d’agosto l’armata catalana, nel modo detto levata da Gaeta, andò verso l’isola di Ponzia, ponendosi da la parte del ponente de l’isola, circa un miglio lontana da essa; il di sequente in su l’aurora l’armata genovese comparse di verso ponente, e l’una e l’altra insieme si scoprirno. La catalana si tirò in alto verso mezzodí, con intenzione di mettersi sotto vento la genovese, et essendoli sopra, averla tra il vento e il lito di Campania e a sua posta, col levar del sole e col vento in poppa, assaltarla. La genovese non si mosse del loco; ma armandosi per la battaglia, solo con nove navi incontra a la catalana per il diritto lentamente se ne veniva, avendone lasciato tre indrieto, che quasi per retroguardo pigliassino de l’alto e a loco e tempo a la battaglia calassino. La notte sequente pian piano Luna armata e l’altra a cinque miglia si accostorono. La mattina sequente che fu a li 3 d’agosto, le galee di Alfonso circondorono le navi mimiche mirando et esplorando l’ordine, il numero e l’apparato genovese; loro stetteno immobili e quieti, simulando piú presto non aver animo di combattere, che altramente. Partite le galee, Biasio capitano genovese, posto in uno schifo un trombetta, lo mandò ad Alfonso a farli intendere che loro venivano per