Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/289

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dere generai lega d’Italia; cosi a la presenza del re Alfonso e con sua autoritá, la pace di nuovo fu confermata e lega generale per venticinque anni conclusa. Da la quale ad instanza del re rimaseno esclusi genovesi, Sigismondo Malatesta, Astore da Faenza, e volse per capitoli poterli punire e che niuno dei collegati li potesse soccorrere: i genovesi, perché pretendeva non avessino servata la pace; Sigismondo, perché avuti denari e condotto con mille e ottocento cavalli c seicento fanti, mandato in Toscana, si rebellò e condussesi co’ fiorentini; Astore, perché mandato contra Parma (come è detto), fuggendosi col soldo a casa si ridusse.

Dipoi non avendo mai Alfonso troppo amato il duca Francesco, veduta in fine la virtú e potenza sua, e che Giovanni detto duca di Calabria, figliuolo di Renato, poi la tornata del padre in Provenza, era venuto a Fiorenza in loco del padre e praticava cose assai contra lui e la quiete d’Italia, deliberò conciliarselo e fare con lui parentado. Il perché promise il duca Ippolita Maria sua figliuola ad Alfonso, primogenito di Fernando figliuolo del re, e il re Alfonso Eleanora figliuola di Fernando promise a Sforza Maria, secondo figliuolo del duca: benché questo secondo parentado non avesse poi loco per la etá di Eleanora e per varie mutazioni che seguirno in Italia, per le quali Eleanora fu poi da Fernando suo padre data per donna ad Ercule marchese da Este, duca secondo di Ferrara, come a suo loco diremo.

Fatta la lega universale e particolarmente poi tra il re Alfonso e il duca Francesco con vincoli di parentela ristretta, essendo morto l’anno 1455 Nicolò V pontefice, Calisto III di casa Borgia, valenziano di Catalogna, al pontificato fu eletto, essendo stato prima molti anni del consiglio di Alfonso e per questo d’ogni sua condizione benissimo instrutto. Dimandandoli li oratori di Alfonso per sua parte in qual modo avessino insieme a vivere, rispose Calisto: — Regga lui il suo regno, e a me lasci reggere il mio papato. — Onde, benché molti stimassino che tra loro fusse simulata inimicizia, nondimeno in molti modi apparse poi loro essere veri inimici, riferendosi