Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/56

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lo assedio di Roma la terza volta ne venne, la quale dappoi lungo assedio per tradimento prese e umanamente trattò. Deliberando poi Totila recuperare Sicilia, per via di terra pervenne a Regio in terra di Bruzzi, il quale era in guardia di Teramondo e Ainereo capitani lasciati in quel loco da Belisario; e avendo Totila tentato di espugnarlo e non potendo, lasciò parte de li suoi goti a l’assedio, e lui a Taranto se n’andò e per forza lo prese: e in quel mezzo per mancamento di vittuaglie li predetti capitani ancor Regio a’ goti rendetteno. Cosi Totila passato in Sicilia, tutto il regno di Napoli ebbe in suo dominio, eccetto Otranto, che sempre ne la fede de l’imperio perseverò, et eccetto Cotrone, il quale nondimeno assediato da’ goti si stava.

In questo mezzo Narse eunuco cubiculario, creato capitano da Iustiniano a l’impresa di Italia, venia con potentissimo esercito terrestre e navale. Totila lasciata la Sicilia in governo di quattro suoi capitani, tornò in Italia per provvedere a li bisogni d’essa contra l’impeto di Narse; Artavade, capitano di una parte de l’armata di Iustiniano, recuperò Sicilia e in Italia soccorse Cotrone, e fu cagione che dui capitani goti, Raginaro, che era prefetto a Taranto, e Morra, che era ad Acherunzia, renderno quelle due terre a l’imperio e loro con 11 suoi a stipendio de l’imperio rimaseno.

Ma avvenne dappoi questo, che essendo (appresso molte gran cose fatte ne l’altre parti d’Italia) stato morto Totila a Bressello in Lombardia, e fatto re de’ goti Teia, e collegatisi con lui contra Narse li franchi e burgundioni, il capitano goto che era in Taranto, chiamato Raginaro, pentito d’essersi dato a’ greci deliberò rebellarsi, ma riavere prima con industria li suoi ostaggi, che a Otranto erano stati mandati. Onde simulando che li goti venissino a Taranto, scrisse a Macario, prefetto di Otranto, che li mandasse qualche sussidio di uomini. Macario a buona fede cinquanta uomini li mandò, li quali Raginaro subito mise in prigione, e scrisse a Macario che se voleva che lui li liberasse, li rendesse li suoi ostaggi. Macario indignato di tanta perfidia, lasciando alcuni pochi a