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134 | rime volgari |
25ma non senza fatica de’ cultori,
né senza cura, studio e diligenza,
di cotal pianta n’ebbe alcun onori.
Però queste mie rime la scienza
e di piantare e conservare insegna
30con la ragione e con l’esperienza:
né para a alcun questa mia carta indegna,
ché a li animi gentil l’agricoltura,
senz’altru’ offesa, è sempre onesta e degna.
Vòle il terren quest’arbor per natura
35umido e grasso, e quando questo manchi,
d’acqua e letame crescati la cura.
Da tre venti coperti vòl soi fianchi,
settentrion, ponente e dal tirreno:
peggiore il terzo che i fa secchi e stanchi.
40Però da valli e fiumi fa’ ch’almeno
sian ben difesi: perché il freddo spira
notturno sempre, benché sia sereno,
l’aer marino. Il sol che dritto mira
quando si leva, a l’arbor nostro piace,
45e a darti il frutto ancor piú presto il tira.
Bona è la terra che in tal modo giace,
che dal troppo è difeso freddo e caldo,
e il vento di ch’io ho detto sempre tace.
A piantarlo in dui modi ti riscaldo:
50e semente e propagine il produce,
ma il primo del secondo è ancor piú saldo.
Quando a voler piantarlo ti riduce,
piglia del pomo bello e ben maturo
le piú salde semente ch’el adduce;
55mira che sian del mezzo, e sia ben puro
il pomo, tutto integro e ’l seme sano:
se è verde o secco, questo non ne curo.
A filo un seminario e culto e piano
fa’ che distingue con letame e terra,
60e polverizza e trita con la mano;