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savi, indivin, filosofi e dottori,
ch’a la presenza mia sian ragunati,
per riparare a questi mei terrori;
che se li insomni saperan chiarire,
mi trarranno dal capo molti errori.
Coppiero. Io, sacra Maestá, ti vengo a dire
che son venuti i savi a obedienza;
comanda quel ch’io gli abbia a riferire.
Faraone. Venghino tutti quivi a mia presenza
con l’ordin loro, ch’io ho deliberato
udir d’ognun di lor la sua sentenza,
ché da questo pensier sia liberato.
SCENA III
I Savi, Faraone.
e salutiamo ancora, e reverenti
udir quel che comandi, no’ aspettiamo.
Faraone. Io laudo, ch’io vi vedo obedienti,
valentomini mei, laudando ancora
che a l’obedirme voi non séte lenti.
La gran dottrina, qual tanto vi onora,
mi dá gran fede che voi solverete
li insomni ch’io dirò senza dimora.
Però che esperienza e ingegno avete,
li insomni vi dirò quali vedeva:
a voi lasso il spianarli. Ora intendete.
Sopra la verde ripa mi pareva
del nostro sacro Nilo fiume stare
e li occhi fissi in l’acqua riteneva.
Fora de l’acqua poi vedea levare
sette gran vacche belle, tonde e grasse
et in quei lochi acquosi pascolare.